Recensione: Where The Mountain Lies

Il black metal non è un semplice genere musicale. È la trasposizione delle emozioni che permeano l’animo dei suoi musicisti, la rappresentazione definitiva dell’io cosciente, dei demoni e delle ombre che si allungano come artigli sulla vita e su tutto ciò che viene funestato da dolore, rabbia e desiderio. È forse proprio l’introspezione e il fatto di essere gli unici a comprendere realmente uno stato d’animo che ha lasciato sì che nel black metal ci fosse un numero di one-man band più elevato rispetto a qualsiasi altro genere musicale e senza fare nomi eclatanti che non sarebbero apprezzati da Google & company, sono sicuro che abbiate inteso a chi stia facendo riferimento.
Con queste premesse mi accingo all’ascolto dell’EP firmato Beleghost, la creatura che di Satvrno Occvlto, polistrumentista che a differenza della maggior parte dei black metallers tiene a contestualizzare il proprio lavoro. Questo è un aspetto fondamentale, che permette di comprendere realmente la rivendicazione di uno stato emotivo tormentato e cha ha dovuto affrontare la battaglia più grande, quella contro l’oscurità, riuscendo infine a trovare il proprio percorso (musicale) anche di fronte alla morte di una persona amata. Potremmo quindi definirlo quasi un EP dedicato – questo Where The Mountain Lies – ma che in realtà riassume bene le sfumature ambient e la voglia di affrontare solitudine e afflizione con un tipico approccio vecchia scuola e senza troppi schemi imposti.
Quello che almeno a priori poteva sembrare un contrasto dalla difficile convivenza, viene in realtà messo al servizio di un black metal di scuola Darkthrone: veloce, selvaggio (As The Time Flows So Does The River) e che ti trasporta subito là, ai piedi di una montagna solitaria che si erge quasi a solleticare un cielo illuminato soltanto dalla funerea luce di alcune stelle (The Cross In The Sky). Nell’EP trova anche spazio un residuo del lato ambient intrapreso anni prima (A Cold Dark Place) che ben si posiziona in quello che è il breve ma intenso viaggio esperienziale dell’EP dei Beleghost. Un esordio pregevole che gode di ottimo slancio anche grazie alla carica emotiva che viene trasmessa nel costante altalenarsi di umori, perfetto contraltare di un’ispirazione artistica che sono certo continuerà a percorrere la propria strada su quella montagna che, impassibile, continua ad osservare i tormenti di noi comuni mortali. Eppure ci attira, come un magnete di roccia primordiale, alla costante ricerca di qualcosa che ci attende qualche metro più in là.