Recensione: White Sands
Rimasti nel dimenticatoio a lungo, i Mad Max, band teutonica di antiche e gloriose origini (anno di fondazione 1984), sembrano lanciati in una corsa senza sosta volta al recupero del tempo perduto.
Dopo aver rilasciato nel corso del 2006 un buon disco di ritorno come ‘Night Of White Rock’, immediatamente doppiato dalla pubblicazione dell’ EP ‘In White’, è ora la volta di un ennesimo capitolo in “bianco” intitolato ‘White Sands’, terzo atto della rinascita di una formazione composta da elementi di buona preparazione e caratura, assidui frequentatori della scena hard germanica che con svariate collaborazioni con Jaded Heart, Bonfire, Casanova e Demon Drive, si dichiarano da sempre votati alla causa dell’ hard rock dalle fortissime connotazioni melodiche e cristiane.
‘White Sands’ segue fedelmente le tracce dei recenti predecessori, basandosi essenzialmente su di un A.O.R. semplice e ruffiano, moderatamente sorretto da alcune sporadiche iniezioni di energia, che risulta in grado di porsi all’attenzione degli ascoltatori più per la capacità di rendersi discreta compagnia e sottofondo, che non per particolari doti in termini di songwriting o spiccata originalità.
Due su tutte le note distintive della proposta dei Mad Max: la voce, assolutamente riconoscibile e senza eguali (nel bene e nel male), di Michael Voss e la omogeneità dei vari pezzi, tutti assestati su tempi medi indubbiamente piacevoli, sebbene mai oltre ad un valore di onestissima e più che meritata sufficienza.
I riferimenti stilistici vanno a cogliere in pieno la tradizione di cui è permeata la scena rock germanica, sprecandosi in similitudini con i già citati Jaded Heart e Bonfire, sino a chiamare in causa i veterani e pluridecorati Scorpions, idealmente ispiratori di alcuni episodi come ‘Little Princess’, ‘Someone Like You’ e ‘Glorious Night’.
Nel panorama complessivo, non mancano attimi lievemente più elettrici ed energici, in qualche misura accostabili alle frange più sofisticate e morbide del power mittel-europeo, ben evidenti in due canzoni di discreta verve chitarristica come ‘We Fight In White’ e ‘War’, così come ben rappresentato appare il classico german hard rock, ottimamente proposto in brani semplici e godibili come ‘Too Wrong’, ‘Change It’ e nell’iniziale ‘Family Of Rock’.
Presente inoltre, anche l’immancabile pezzo d’atmosfera più soffusa e placida, ‘Heaven Is’, buon esempio di melodia leggera ed orecchiabile che pare perfetta per un gradevole e rilassato viaggio in automobile.
A rendere il quadro completo, ecco infine ‘Lluvia’, una breve traccia completamente strumentale, assestata a metà strada tra sensazioni orientaleggianti ed attimi più tradizionalmente hard rock, che appare quale semplice riempitivo o intermezzo tra la prima e la seconda parte del cd.
Impossibile parlare male dei Mad Max, così come del tutto improbabile descriverli come un gruppo fondamentale ed autore di capitoli imprescindibili nella storia del rock, non sembra cosa scorretta o inopportuna attribuire alla loro nuova release, ‘White Sands’, una valutazione ampiamente sufficiente.
Probabilmente non competitiva a livelli assoluti e di eccellenza, la band di Michael Voss (una delle tante in verità) può in ogni caso costituire un valido ascolto per gli assidui frequentatori del genere, oltre a rappresentare un buon punto di riferimento per chi alla musica non chiede particolari effetti speciali o magie inenarrabili al di là di una confortevole ed accomodante compagnia.
Tracklist:
01. Family Of Rock
02. Little Princess
03. Heaven Is…
04. Someone Like You
05. Lluvia
06. We Fight In White
07. Change It
08. Glorious Night
09. Too Wrong
10. War
Line Up:
Michael Voss – Voce / Chitarra
Jürgen Breforth – Chitarra
Roland Bergmann – Basso
Axel Kruse – Batteria