Recensione: Wicked Temptation

Di Roberto Forghieri - 26 Luglio 2014 - 20:22
Wicked Temptation
Band: Vanity Blvd.
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2014
Nazione:
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75

Vi ricordate quando a partire dalla metà degli ani 80 il panorama musicale “metallico” fu investito dal fiorire di band al femminile? Quando le  copertine di Kerrang! erano dedicate a Lisa Dominique? Quando le Vixen venivano in Italia a supporto degli Scorpions del Savage Amusement Tour o Lita Ford  addirittura spalla di Bon Jovi (New Jersey tour) ?
Bene! Se avete amato i lavori di Alexa, delle Precious Metal, dei Witness; se siete stati fan di Pandoras e Poison Dollys, è il momento di esultare perché questo secondo album dei Vanity Blvd sarà un gradevole tuffo nel passato.

E tuffiamoci, dunque…

“Dirty Rat” è il classico brano di apertura all’insegna del glam rock sfrenato di cui è stato manifesto il seminale album dei Motley Crue, “Girls, Girls, Girls”. La voce di Anna Savage, fedele al suo nome, graffia e scalcia aggiungendo grinta ad una traccia che è già di per se un inno al rock’n’roll. La successiva “Miss Dangerous” è invece un brano “martellante”. È la prima definizione che viene alla mente per questa seconda song che tanto ricorda le Poison Dollys che nel 1986 incisero un ottimo debut album (su cui si ascoltava la prima versione di “Love Is For Suckers” che un anno dopo verrà ripreso dai Twisted Sister) e sembra proprio di ripiombare nei mid-eighties!
“Do Or Die” prosegue sulla medesima sintonia con riff sempre molto ruvidi e chorus gridati in faccia; richiamando alla mente gruppi come Pandoras e Precious Metal, che hanno contribuito a rendere le female band un vero e proprio movimento all’interno del panorama Hard & Heavy. “Hot Teaser” è sempre un hair metal anni 80 che potrebbe ben figurare su un album di Saraya, band in cui la ormai ex-cantante (ma mamma a tempo pieno) Sandi ci regalava perle come “Love Has Taken Its Toll”. C’è poco da aggiungere se non che i Vanity Blvd. sanno bene quello che hanno da offrire e ce lo porgono su un piatto d’argento

La prima pausa arriva con “Had Enough”. Niente paura…la nostra Anna parte suadente e felina come un gatta che pare docile, per poi tirare fuori “gli artigli” dalla sua voce; un’ennesima prova all’insegna del ritmo, largo uso del wha-wha durante il solo. Chi apprezza Great White e Roxanne non potrà non approvare.
Si prosegue poi con “Soulshaker”: ancora un pezzo che non mancherà di ricordarvi quanto di buono band come Motley Crue, Faster Pussycat, ma soprattutto Poison, ci hanno elargito ormai (ahinoi!?) sei lustri orsono.
“Scream Out” è quindi una delle tracce che i Vanity Blvd. presentano anche dal vivo: l’omaggio a Nikki Sixx e soci è forse ancora più evidente, per cui se “Too Fast For Love” o “Shout At The Devil” fanno bella mostra nella vostra collezione di cd (o vinili) sapete già cosa vi aspetta.
“Thrills In The Night” non è la cover di uno dei singoli dei Kiss. Il basso di Pete Ash introduce un R’n’R quasi ipnotico ma sempre ruffiano quel che basta. Traci Trex si diverte ancora con gli “effetti speciali”

Arriva anche il tanto atteso ballatone: “Falling Down” serve a dare equilibrio a tutto il lavoro. La band si disimpegna bene anche con arpeggi e melodia ed Anna Savage si mostra decisamente ispirata: insomma una chicca che aggiunge piuttosto che togliere qualità al lavoro discografico.
Anche con “Desperate Heart” è il lato più melodico della band svedese – e per assurdo più class metal che glam rock – ad emergere: più Danger Danger che Motley Crue.
Un episodio azzeccatissimo, che serve a dimostrare come il quartetto abbia diverse frecce al suo arco.
“Dirty Action” è infine una chiusura che torna alle origini “ritmiche” del cd: in una sorta di loop musicale è ancora party song. Implacabile lungo tutto “Wicked Temptation” è la batteria di Gebb, vero e proprio metronomo del gruppo: alziamo il volume e let’s the music do the talking!

Formatisi nel 2005 in Svezia ad Avesta, con due EP autoprodotti ed un primo full-length datato 2008 (“Rock’n’ Roll Overdose”), con questa seconda prova i Vanity Boulevard si ritagliano di diritto uno spazio in un genere che recentemente latitava, riportando in auge il movimento delle female fronted band. Ci voleva!

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