Recensione: Wide Open Sky
I Landfall sono un gruppo – dedito ad un classicissimo AOR/melodic rock – proveniente dal Brasile, ed in particolare da Curitiba. Nati dalle ceneri di una precedente band chiamata Wild Child, hanno iniziato a esercitare con l’attuale monicker nel 2017, dopo aver saldato le proprie strade artistiche con quella dell’ex cantante degli ottimi Auras Gui Oliver. Hanno quindi pubblicato per la Frontiers Music il loro primo album “The Turning Point”.
Non solo. Gui Oliver ha scritto numerose canzoni anche per gli album di artisti dell’etichetta italiana, come Issa, Bobby Kimball ed i compianti Jimi Jamison e Fergie Frederiksen.
Dopo “Elevate” del 2022, pure ben accolto dalla critica, ecco arrivare ora la terza impresa discografica dei Landfall, dal titolo “Wide Open Sky”.
Il titolo ben esprime la solarità e l’energia dell’opera, ancora una volta marchiata a fuoco da un AOR di chiara marca Journey (con qualche traccia dei Dokken).
Indicativi biglietti da visita in tal senso sono l’opener Tree Of Life, uptempo dalle impetuose dai brillanti parti strumentali di chitarra e dal canto fermamente sul percorso tracciato dai Journey, e la successiva SOS, brano veloce e melodico che esprime anche elevata grinta e, anche qui, mette in evidenza l’eccellente ed appassionato fluire delle note dell’ axeman Marcelo Gelbcke. Anche la sezione ritmica, composta da Luis Rocha al basso e Felipe Souzza alla batteria, pesta colpi che sembrano macigni.
Con queste premesse, il lettore di TrueMetal può facilmente immaginare che la maggior parte dei brani del full-length percorrano il solco del rock adulto ed elegante degli Eighties, e così è. Si ascoltino, in particolare, le raffinate When The Curtain Falls e Higher Than The Moon e, soprattutto, la più rock e orecchiabile No Tomorrow e la catchy Running In Circles, quest’ultima, arricchita peraltro da lunghe e articolate parti strumentali.
Il meglio del terzo album dei Landfall, però, arriva da tracce collocate nella seconda parte del lavoro. In particolare, dalla conclusiva title-track Wide Open Sky, che raggiunge il massimo della capacità espressiva melodico di quell’AOR classico che contrassegna tutto il disco, e, ancora, dall’immancabile ballata A Letter To You (con ruolo top della voce ma anche di chitarra elettrica e pianoforte). Ma, soprattutto, si lasciano particolarmente apprezzare i midtempo articolati e ricchi di variazioni in cui il melodic rock incontra tracce di prog e, persino, di fusion, come Intoxicated e Hourglass.
“Wide Open Sky”, pur se certamente appartenente con fierezza ad un filone artistico assolutamente codificato e certamente non innovativo, sorprende e si fa ascoltare con grande piacere grazie all’ impeto rock e alla fantasia con cui gestisce la tavolozza dei colori sonori disponibili, in particolare nel suono di una sei-corde grande protagonista.
Francesco Maraglino