Recensione: Wieder Geil!

Di Daniele D'Adamo - 22 Maggio 2015 - 22:53
Wieder Geil!
50

E così, dopo otto anni di carriera, arriva, per i tedeschi We Butter The Bread With Butter, il momento del quarto album, intitolato “Wieder Geil!”. Sommando ai full-length il demo d’ordinanza (“We Butter The Bread With Butter”, 2008) e un EP (“Projekt Herz”, 2012), il peso della discografia comincia a essere rilevante, perlomeno per ciò che riguarda l’appartenenza a un roster dorato come quello dell’AFM Records e, di conseguenza, alla possibilità di sfruttare una visibilità di tutto rispetto.  

Seppur dotata di un’evidente professionalità in grado di offrire un prodotto valido a 360°, cioè più che degno sia dal punto di vista tecnico, sia da quello artistico, i Nostri non manifestano una gran voglia di voler andare oltre il solito, triste compitino che ciascuna formazione deve eseguire per rispettare le scadenze contrattuali.

E, fra tutti i generi che compaiono nel panorama del metal estremo, il metalcore è senz’altro quello che meglio si adatta a essere ‘utilizzato’ per tentare entrare nel mercato mainstream. Un bacino d’utenza evidentemente più ristretto rispetto a quello abbracciato dai grandi nomi del metal internazionale ma che, come dimostra l’annuale cadenza dei Festival Impericon, attira un pubblico per niente trascurabile in termini di consistenza numerica.

Tutti stilemi e cliché caratteristici del metalcore sono presenti, nessuno escluso, in “Wieder Geil!”; a parte una rilevante presenza a supporto di musica elettronica dall’inconfondibile flavour teutonico. Anche il moniker del quartetto di Brandeburgo, purtroppo, rivela uno sconfortante allineamento alle mode del momento, in stillando immediatamente nella materia cerebrale di chi ascolta il tarlo della famigerata azione di ‘battere il ferro finché è caldo’. Inutile pertanto pensare di ricevere da “Wieder Geil!” qualche feedback positivo, intrappolato com’è nella mota dell’immobilismo stilistico più rigido.

Non si tratta di metalcore del più edulcorato, quello dei We Butter The Bread With Butter, anche sotto la lente d’ingrandimento ci sono i refrain più orecchiabili, ritenuti maggiormente catchy, come quello ruffiano di “Exorzist”.

Accanto a tali esempi lampanti e indicativi di un prurito commerciale da eczema, in alcune tracce il metalcore tende ad assumere le forme massicce del deathcore. Con che minando alla base, anche se in modo tutto sommato non distruttivo, la necessaria continuità stilistica che in prodotto di questo tipo deve assolutamente possedere.

La discrasia fra la volontà di perseguire e raggiungere l’obiettivo di vendere dischi e l’incapacità di decidere definitivamente quale foggia musicale da adottare, fa sì che “Wieder Geil!” fallisca in ogni settore, risultando alla fine sfilacciato nonché privo di spunti vincenti.

In una parola: inutile.

Daniele “dani66” D’Adamo

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