Recensione: Wielder of the Steel

Di Stefano Ricetti - 14 Ottobre 2024 - 9:13
Wielder of the Steel
Band: Phaëthon
Genere: Epic 
Anno: 2024
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
71

Quando si pensa a Metallo di matrice inglese non si immagina certo quello che fanno i Phaëthon. Che di britannico, a primo acchito, hanno solo la residenza, Londra. Un’iperbole, chiaramente, a sottolineare quanto la proposta di Aees (basso), Decado (chitarra), Vrath (voce), Oskarath (batteria) si discosti dai canoni e dagli stereotipi ai quali si è usi adagiarsi normalmente.

Attivi dal 2020, dopo un Ep e poco di più giungono quest’anno al debutto su full length. Wielder of the Steel è il titolo del lavoro, che si compone di otto tracce per quasi tre quarti d’ora di musica. La versione in Cd – esiste anche quella in vinile – oggetto della recensione si accompagna a un libretto di otto pagine con tutti i testi e una foto dei vari componenti la band nell’ultima facciata, all’insegna dell’essenzialità.

La loro etichetta, la Gates of Hell Records, così definisce Wielder of the Steel:

monumental epic classic metal sulla scia di band quali Manowar, Mercyful Fate, Bathory e Cirith Ungol, a masterclass in metal glory

E alé, aggiungo…   😉

Ma non finisce qui: il disco è stato registrato, mixato e masterizzato da Tom Dring presso l’Arch Recording Studio di Southport, in Inghilterra. Una chiesa metodista totalmente rivisitata, un luogo magico, atto a catturare per la sua particolare conformazione la massima espressione immaginabile dell’epic metal generato dai Phaëthon.

Sin dall’opener, la diretta e decisa “Eternal Hammerer” si delinea in maniera netta la miscela di eroica  tradotta in musica dai quattro inglesi: heavy metal di stampo epico piuttosto brutale che punta al sodo e che scansa la semplice via dell’approccio melodico al punto giusto e il coretto ben piazzato qua e là. Semplificando un poco le cose: una sorta di Heavy Load più ruvidi, violenti e attuali.

L’impatto si mantiene fragoroso, lo conferma la successiva, guerresca, “Vanguard of the Emperor” confermando il mantra dell’intero Wielder of the Steel: mai mollare, all’insegna della veemenza sonora, al netto di qualche colpo a vuoto nei pezzi che seguiranno. Vrath, il cantante – anche chitarrista – dietro al microfono non è un fenomeno, sebbene vada sottolineato che dia il massimo in tutti pezzi, anche esagerando, ma la verve e il credo di certo non gli difettano. La resa talvolta lascia un po’ a desiderare ma la carica di heavy epic metal globale che arriva è sempre di notevoli proporzioni, va sottolineato. E’ altresì corretto rimarcare che, in casi come questi, ossia di fronte a dischi di heavy metal barbarico senza se e senza ma, scatta inevitabile l’accostamento, sulla base delle varie sfaccettature delle canzoni, a ugole d’oro quali Eric Adams e il David DeFeis del tempo che fu ma non solo, entrando in territori un po’ più spinosi, anche ai vari Tim Baker, Mark Shelton e Ragne Wahlquist. Gente peculiare, ognuno a proprio modo inarrivabile.

Wielder of the Steel: Possessore dell’Acciaio.

E di Acciaio il disco ne porta a gogò, è innegabile così come emerge in maniera evidente che i Phaëthon dovranno lavorare ancora un po’ per salire al gradino di sopra nella scala delle band epic metal di un certo livello, certo è che le basi per fare bene ci sono tutte, come dimostrato con questo loro debutto, sebbene  acerbo, ma selvaggio e sincero sino al midollo e che di marcatamente inglese non ha proprio nulla.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti     

 

 

 

 

 

Ultimi album di Phaëthon