Recensione: Will of the Gods Is a Great Power [Reissue]

Di Marco Donè - 3 Dicembre 2018 - 0:01
Will of the Gods Is a Great Power
Band: Scald
Etichetta:
Genere: Doom 
Anno: 2018
Nazione:
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85

La Russia, una Terra affascinante, così vicina ma, allo stesso tempo, lontana. Un retaggio culturale completamente diverso dal nostro, ammaliante nelle sue tradizioni, nei suoi risvolti artistici che, per motivi diversi, è giunto a noi con difficoltà o ritardo. Il mondo russo del metallo pesante non si discosta da questo dato di fatto, e così molti suoi gruppi che forse avrebbero meritato un destino completamente diverso, non sono riusciti a trovare uno sbocco verso quell’Europa che avrebbe potuto donare loro un palcoscenico importante, rimanendo relegati all’interno dei patrii confini e spesso destinati a terminare la propria carriera dopo un solo album. Basta citare gli Aspid, una delle più interessanti realtà del techno thrash, autori di un unico, seminale disco pubblicato nel 1993, o la più famosa heavy metal band russa, gli Aria, attiva dal 1985, completamente sconosciuta fuori confine. Ed è in quest’ottica che va premiata l’azione della toscana Ordo MCM che riporta alla luce un piccolo tesoro ristampando il primo e unico disco degli Scald, seminale band epic-doom originaria della città di Yaroslavl.

 

Il disco in questione è ovviamente “Will of Gods Is a Great Power”, pubblicato in Russia nel 1996, in cassetta. Varie sono le ristampe fin qui realizzate per riportare in vita l’unico parto degli Scald ma tutte risultano di difficile reperibilità, creando una sorta di culto attorno a quest’opera. La Ordo MCM cerca quindi di rendere alla portata di tutti questo piccolo gioiello in musica, ristampando l’album sia in versione digitale che nel più affascinante formato in doppio LP. Per i collezionisti va segnalato che la versione LP, oltre alla classica edizione nera, presenta anche due tirature limitate: una color argento e splatter rosso, e una bianca e splatter nero. Anche la Ordo MCM segue la tradizione di correggere l’errore di ortografia presente nel titolo originale, ristampando l’album con il più corretto “Will of the Gods Is a Great Power”.

 

 

Per chi non conoscesse gli Scald, “Will of the Gods Is a Great Power” è una sorta di manifesto di epic-doom, fortemente influenzato dal periodo viking dei Bathory – non a caso il nome della band fa riferimento agli scaldi, poeti nordici dell’era vichinga – a cui si sommano soluzioni figlie dirette dei Candlemass più maestosi, quelli del periodo “Nightfall”, per intenderci. Il risultato è un prodotto estremamente personale, reso unico dall’evocativa voce del compianto Maxim “Agyl” Andrianov, morto poco dopo la pubblicazione del disco, triste scherzo del destino che sancì la fine del collettivo russo. Sei sono le tracce che compongono l’album, tutte caratterizzate da un minutaggio elevato come richiesto dal genere. “Will of the Gods Is a Great Power” è quindi un viaggio di oltre cinquanta minuti, in grado, sin dalle prime note di ‘Night Sky’, canzone posta in apertura, di trasportarci e farci vivere le emozioni e sensazioni di un classico paesaggio nordico, caratterizzato da abeti, neve e rocce. Basta chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dalla maestosità che fuoriesce da ogni singola nota del disco, a cui si aggiunge la prestazione sentita ed evocativa del già citato Maxim “Agyl” Andrianov, talentuoso singer capace di interpretare con il giusto pathos e spessore emotivo testi che trattano di mitologia scandinava e slava. Un lavoro che per certi versi risulta molto simile a quanto proposto dai seminali Doomsword, anticipando però di qualche anno la band italiana, e differendone per l’uso delle tastiere e di quella classica spettrale coralità propria dei Bathory. Gli Scald sono oscuri, glaciali, epici e dalle note che compongono “Will of the Gods Is a Great Power” traspare una forte passione e credo riposti dalla band nella propria opera, sia dal punto di vista concettuale che compositivo-esecutivo. I singoli, infatti, mettono a segno una prestazione che rasenta la perfezione, dove spiccano le trame chitarristiche del duo Ivan “Harald” Sergeev-Karry, che ci guidano in quel viaggio nordico accennato in precedenza, sia nei classici riff che caratterizzano il genere, sia nei sognanti arpeggi accompagnati dalle onde dell’oceano che si infrangono sulla costa posti in apertura a ‘Ragnaradi Eve’, senza dimenticare l’ottima solistica sfoggiata dai due. Un guitarwork accompagnato e valorizzato da una sezione ritmica che sembra aver imparato e fatto propria la lezione impartita dai Candlemass, con Ottar alle pelli che ora sembra scandire una funerea marcia tra i boschi, propria delle tradizioni di epoche passate, ora i tamburi in lontananza di orde guerriere. Su questa magica combinazione si staglia l’evocativa voce di Maxim “Agyl” Andrianov, perfetto cantore delle emozioni, sensazioni e pensieri qui descritti.

 

Stando alle informazioni in nostro possesso, la versione della Ordo MCM propone il disco nella sua versione originale, con un suono rétro, figlio diretto dei tempi e dell’area geografica da cui il lavoro proviene. Un suono che in alcuni frangenti sembra non donare giustizia alle composizioni, ma che aumenta però la dose di magia di cui l’album è impregnato, estrapolandolo dal tempo e dallo spazio. La ristampa annovera anche quattro bonus track, tra tracce live e demo version, aumentandone quindi il fascino. Da segnalare, inoltre, che gli Scald, a dispetto del trend seguito dalla maggior parte delle band russe, avevano deciso di adottare l’inglese e non il russo come lingua per i propri testi. Poc’altro da dire, un disco dedicato a tutti gli amanti delle sonorità epic-doom, ai fan di Candlemass, Bathory e Doomsword giusto per citare qualche nome. Il numerino in basso a destra non può che essere elevato, sia per premiare l’operato della Ordo MCM, sia per premiare il lavoro, la passione e la memoria degli Scald, una band che ha provato a lasciare il proprio segno, lottando contro mille avversità, diventando un culto per gli appassionati del genere, ma soprattutto per evidenziare il valore espresso da un disco come “Will of the Gods Is a Great Power”. Non fatevi scappare questa ristampa…

 

Marco Donè

 

 

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