Recensione: Will To Power
Come da sempre insegnano i migliori stilisti, le tendenze tendono a ripetersi ciclicamente. Applicando tale considerazione al mondo della musica a noi cara e analizzandone l’ultimo decennio, è impossibile contraddire tale affermazione. Il revival di sonorità Ottantiane e Settantiane è la parola imperante di quest’ultimo periodo. Ma che significato dare a tutto ciò? Incapacità di evoluzione di un genere musicale o semplice voglia di omaggiare i grandi nomi del passato? Il risultato è inflazionare il mercato o irrobustire l’underground? Le domande sono molteplici e le risposte variano da individuo ad individuo.
Alla fine però, le riflessioni, le domande, lasciano il tempo che trovano se i frutti di questo revival riescono a trasmettere emozioni, riescono a lasciare il segno sull’ascoltatore. E’ innegabile che da questo movimento qualcosa di buono sia uscito, che alcune nuove band che possano rappresentare una speranza per il futuro siano nate. Gli olandesi Lord Volture, autori di un heavy metal di quelli fedeli alla linea, cercano di andare proprio in questa direzione.
Dopo due autoproduzioni arriva il fatidico contratto con Mausoleum Records e, nel 2014, Will To Power, terza fatica sulla lunga distanza per la band olandese, vede finalmente la luce. Già a partire dalla copertina, il disco svela cosa ci attenderà una volta che sarà inserito nello stereo. Su uno sfondo buio in cui si sprigionano cariche elettriche, immagine che riporta alla mente una notte in tempesta, si staglia in volo un avvoltoio dalle cui ali si propagano fiamme. E’ inevitabile iniziare a pensare ad un altro famoso rapace, l’aquila meccanica presente su Screaming For Vengeance dei Judas Priest. E non a caso in queste righe compare il nome della band inglese, colei che più d’ogni altra rappresenta l’heavy metal così come lo intendiamo ai giorni nostri. Tra le maggiori influenze dei Lord Volture troviamo infatti Judas Priest e Jag Panzer. Un atto di fede nei confronti del metallo più puro ed incontaminato.
Will To Power presenta una produzione curata, che grazie ai suoni ed ai volumi scelti, riporta alla mente qualche soluzione utilizzata proprio dai citati Jag Panzer. Il disco presenta spunti interessanti come l’opener Where The Enemy Sleep caratterizzata da una sezione ritmica martellante e da un ottimo lavoro alle chitarre ad opera di Leon Hermans e Paul Marcelis. Un continuo crescendo di energia e adrenalina che trova coronamento nell’antemico ritornello ben interpretato dall’altro Marcelis presente in formazione, il mastermind David. Proprio nelle tracce più tirate ed aggressive i Lord Volture danno il meglio di sé. Canzoni come la title track e My Sworn Enemy entrano di diritto tra gli highlight del disco, grazie ad una struttura coinvolgente e ad una buona prestazione vocale di David Marcelis. Ed in queste tracce, potendo puntare maggiormente sulle note più alte della sua estensione vocale, il singer olandese risulta esser a suo agio. In questi frangenti la voce di Marcelis riporta alla mente un certo The Tyrant Conklin, donando ulteriore fascino alle song. Ma gli elementi riconducibili ai Jag Panzer non si limitano ad un assonanza della timbrica vocale. In The Great Blinding, altro higlight del disco che vede ospite un certo Chris Poland alla chitarra, i Lord Volture sembrano aver studiato approfonditamente Thane To The Throne, mentre Taklamakan, dopo un inizio che rende omaggio ai Priest, richiama alla mente alcune soluzioni respirate su The Age Of Mastery. E’ facile dedurre che gli appassionati – come il sottoscritto – di queste sonorità avranno di che gioire. Va inoltre segnalato che gli assoli risultano sempre accattivanti ed in più di qualche traccia presentano una struttura che richiama da vicino alcune soluzioni utilizzate dagli Helloween in Pink Bubbles Go Ape. Ma è tutto oro quello che esce dalle casse dello stereo durante l’ascolto di Will To Power? Non proprio… Come dicevamo la band lascia il segno nelle tracce più aggressive e dirette, ma non appena alza il piede dall’acceleratore le composizioni risultano meno accattivanti. Inoltre, lo stesso David Marcelis solleva qualche perplessità. Se nelle tonalità medio alte risulta efficace e con una marcia in più, non si può dire altrettanto nelle tonalità più basse dove perde in interpretazione e a volte in precisione. Stesso discorso quando cerca di andare oltre i suoi limiti ricorrendo ad un falsetto che non sempre ottiene il risultato voluto.
Will To Power ci consegna quindi una band in continua crescita ma che presenta ancora qualche limite. Una band che pone come proprio trademark la fede e la passione nell’heavy metal, caratteristiche non sempre riscontrabili tra le nuove leve. Il disco risulta adatto per tutti gli appassionati delle sonorità più classiche e che hanno un po’ di nostalgia per i bei tempi che furono, con la speranza che i Lord Volture riescano a limare alcune spigolature che al momento non permettono di fare il definitivo salto di qualità, di fare la voce grossa, di uscire dallo sconfinato universo dell’ underground. Il potenziale ed i margini di miglioramento ci sono. Intanto i fanatici di Judas Priest e Jag Panzer diano una possibilità a questo Will To Power, un disco che qualche sorriso di soddisfazione lo può regalare.
Marco Donè