Recensione: Willenskraft
I Trist, one-man band tedesca da non confondersi con gli omonimi Trist della Repubblica Ceca, fanno parte di un filone abbastanza in voga nella scena black odierna, ossia l’ambient black, genere che vede nei Darkspace, negli Urna e nei Leviathan alcuni dei suoi più importanti esponenti. A differenza dei suddetti colleghi, però, l’approccio dei Trist è ancora più ostico e di difficile ascolto, il che rende la loro proposta accessibile a pochissimi, come esemplificato dal qui presente terzo full-length Willenskraft.
L’album è composto da sei tracce, di cui la metà interamente ambient, e l’altra metà interamente black. Si può dire, quindi, che non ci sia reale compenetrazione fra i generi, ma che il platter si divida equamente fra i due stili. A descrivere il sound dei Trist si impiega davvero poco tempo, dato che il comune denominatore di entrambe le componenti è uno solo: la monotonia. I pezzi ambient sono costituiti più che altro da rumore ed echi distanti ripetuti incessantemente, e sono ben lontani dalle inquietanti, raggelanti e coinvolgenti atmosfere evocate da altri maestri di questo genere (basta pescare qualche artista della Cold Meat Industry per evidenziare l’impietosità del paragone). I pezzi black metal, la cui durata si assesta su non meno di otto minuti (fino ad arrivare a quindici) sono generalmente composti da non più di un paio di riff ciascuno che si susseguono sempre uguali, sempre alla stessa velocità, ripetendo sempre la stessa melodia con pochissime variazioni.
E’ evidente che un tale estremismo sonoro sia del tutto cercato e voluto, ma il punto é: l’album, pur nella sua monotonia, riesce ad attirare l’attenzione dell’ascoltatore? Purtroppo, la risposta è negativa. Willenskraft presenta ampi margini di miglioramento sia per quel che riguarda la componente ambient che quella black: la prima è troppo anonima per poter spiccare in mezzo ad altre produzioni ben superiori, la seconda diventa noiosa nel giro di qualche minuto, dopo che lo stesso riff è stato ripetuto innumerevoli volte, e dopo che la voce ha biascicato le solite urla senza particolare convinzione.
Come s’è detto poc’anzi, senza dubbio uno stile talmente ostico è frutto di scelte ben precise; ma vale la pena di perseguire un tale estremismo musicale, se poi il risultato è così inaccessibile e ripetitivo? Non dubito che qualche fan particolarmente accanito del black metal più marcio e intransigente potrà trovare qualcosa d’interessante nelle atmosfere disperate di Willenskraft, ma perchè rivolgersi ai Trist, se è possibile trovare molto di meglio sia in campo ambient, sia in campo depressive black, e sia fra gli ibridi ambient/black? A livello strettamente musicale, c’è veramente poco di salvabile nei Trist; per quel che riguarda l’aspetto emotivo, c’è da affidarsi più alle sensazioni personali del singolo ascoltatore che non a valutazioni “accademiche”, ma ugualmente il giudizio finale non può essere sufficiente.
Giuseppe Abazia
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Tracklist:
01 – Bewusstsein (12:46)
02 – Wagemut (15:18)
03 – Zweifel (08:18)
04 – Herzenswunsch (10:06)
05 – Verhinderer (05:03)
06 – Wandlung (08:27)