Recensione: Win or Lose
Tempo di ritorno per i Sigma, band nostrana che debuttò con questo nuovo nome circa tre anni fa (è sempre utile ricordare che non stiamo parlando di novellini alle prime esperienze). Rispetto al passato cambiano etichetta e cantante (a cui va aggiunta anche la separazione dal tastierista A.J.), ma ciò che conta è che a rimanere invariata è l’ottima vena compositiva della band.
Con questo nuovo lavoro le carte in tavola cambiano un po’ e così il power, raffinato e ben studiato, creato dai nostri usufruisce ora di una produzione meno patinata e perfettina a favore di una più diretta e potente (assolutamente più adatta alle nuove canzoni) e di un diverso uso delle tastiere, ora più sinfoniche e presenti pur senza invadere la scena (suonate tra l’altro dal batterista Andrew).
Il tiro poi viene alzato anche dal punto di vista lirico: i Sigma puntano sulla letteratura italiana e così i testi prendono libera ispirazione da uno dei più importanti e conosciuti romanzi del Belpaese ovvero “I promessi sposi” di A.Manzoni. Quindi tra una bordata power e un refrain allegro o un mid-tempo cadenzato ci ritroviamo ad esplorare i sentimenti, i dubbi e le emozioni dei vari protagonisti (da Renzo e Lucia a Don Abbondio, Fra Cristoforo, l’Innominato ecc. fino addirittura ai Bravi).
L’album ha inizio con la suggestiva The Lake, una strumentale che ci riporta con la mente sulle rive di “quel ramo del lago di Como”, a cui fa seguito l’esplosiva Tears: il brano potente e ben strutturato segue idealmente i dubbi e i pensieri di don Abbondio e le belle linee vocali iniziano a mettere in mostra le doti del nuovo singer Anthony Pecere. Si rallenta un po’ con le successive I Live If You e Pride And Forgiveness, un mid-tempo saltellante davvero coinvolgente ed elegante (una delle mie preferite di tutto il lavoro). Con la title-track Win or Lose invece si percorrono sentieri vagamente eighties (anche per via delle tastiere) e dal sapore hard rock, il brano risulta così un po’ più aggressivo dei precedenti nella strofa e più diretto e semplice nel ritornello. Sensazioni che si ritrovano in tutta la parte centrale del lavoro dove, tra un cambio di tempo e un’accelerazione, trovano spazio Lady of the Tempest, Aria of Vendetta ,The Bread and the Iron, con quest’ultima molto vicina a quanto proposto dai Sigma nel debut-album. Per continuare il richiamo col passato troviamo la cover di S.O.S. degli Abba: la versione “potenziata” è ben riuscita e si sposa bene con il resto della produzione sia a livello melodico che per quanto riguarda i testi. Nel finale tutto lanciato i Sigma riprendono il discorso iniziato in apertura e con New Brave World scaricano sull’ascoltatore tutta la potenza di cui i dispongono: una prestazione esemplare di tutti i componenti per un brano che con la sua grinta e le sue linee vocali sono sicuro scalderà il cuore di molti powerkids. Un attimo di pausa con The Blind Man e il suo ritornello che più melodico non si può e poi nuovamente di corsa con la Gamma-Ray oriented Eagle’s Den, una delle canzoni più scoppiettanti sentite negli ultimi tempi. La chiusura definitiva è lasciata a Betrothed, strumentale simil opera che conclude allegramente il cd (se mai ce ne fosse bisogno).
Non mi resta che rinnovare i complimenti ai Sigma, autori ancora una volta di una prova convincente e senza sbavature sotto ogni punto di vista e, sempre in grado di tirare fuori canzoni che si stampano in testa senza essere banali e allo stesso tempo senza inventarsi niente di nuovo. Già perché se cercate sperimentazioni “strane” avete sbagliato strada: nessun compromesso in casa Sigma, solo tanto sano power fatto come si deve.