Recensione: Winds of the Cosmos

Di Daniele D'Adamo - 10 Febbraio 2023 - 0:00
Winds of the Cosmos
Etichetta: Scarlet Records
Genere: Death 
Anno: 2023
Nazione:
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60

Il melodic death metal, nel corso della sua esistenza, ha conquistato praticamente tutto il globo terracqueo. In alcuni luoghi è assurto a genere principe, in altri è riuscito a ritagliarsi soltanto una fetta di nicchia della torta metallica.

Come il caso di cui trattasi.

I Celestial Wizard, difatti, provengono dagli Stati Uniti che, tradizionalmente, sono oggetto di variegate proposte che poco hanno a che fare con la foggia musicale suddetta, soprattutto se ortodossa. Se però si considera che il loro sound involve robuste iniezioni di power metal, allora la loro collocazione geografico-artistica ha un suo perché.

“Winds of the Cosmos” è il secondo full-length in carriera che, giusto per ritornare al power, presenta testi legati a “Dungeons & Dragons”, ad apocalissi zombi e a pericoli provenienti dallo spazio profondo.

Detto questo, occorre evidenziare la ricca componente melodica che permea il disco. Il quintetto di Denver, relativamente a questo argomento, mostra di avere un talento visibile. Talento, è bene sottolineare non eccelso, che viene distribuito lungo le nove tracce che compongono il platter. Con tanto di leitmotiv portante che, dopo pochi ascolti, si schianta nella scatola cranica a mò di tormentone. Un’armonizzazione che nasce con l’opener-track ‘Andromeda’ e che si chiude nella closing-track ‘Winds of the Cosmos’. Esattamente come un cerchio. O meglio un anello, giusto per rimanere in tema.

Ma il death? Ci pensa per primo Amethyst Noir, la cui ugola spazia fra le clean vocals – molto bravo, in questa fattispecie – e il growling, passando anche per le harsh vocals. Un cantante assai versatile, che plasma il sound dettandone i tempi dell’aggressività (‘Undead Renegade’). La quale è altalenante, nel senso che solo in alcuni frangenti assume valori sanguigni, come in ‘Eternal Scourge’. Brano in cui il batterista Tim Gillman, di solito impegnato in mid e up-tempo, scarica bordate di blast-beats.

Meritevole di menzione pure Nick Daggers e William Perkins, i chitarristi. Dalle loro mani nasce un riffing potente e roccioso. Granitico. Ideale per rendere percepibile l’impatto frontale del suono (‘Steel Chrysalis’). Ma, naturalmente, la loro bravura è insita nell’elaborazione di parti solistiche orecchiabili, senza essere stucchevoli, ottenute grazie a rifiniture solistiche di classe, di buon gusto.

Se si tiene poi conto che il gruppo mostra un’attitudine professionistica nella parte meramente esecutiva, vien da sé che le song dell’LP siano, una per l’altra, assestante su un più che discreto livello qualitativo. Ben costruite rispettando in toto la forma-canzone del rock, nella loro semplicità scorrono con fluidità e naturalezza, rendendo piuttosto piacevole l’ascolto. Oltre a quelle menzionate si distingue ‘Cyberhawk’, dotata di uno spesso ritornello. Possente, anthemico e, naturalmente, melodico. La già citata ‘Winds of the Cosmos’, poi, è la suite che chiude il discorso, ed è la cartina al tornasole che mostra una non indifferente vena compositiva posseduta dai Nostri.

Tutto bene, sin qui. Ma a questo punto entra in gioco la capacità di creare un qualcosa se non di originale, almeno di personale. In questo, purtroppo per loro, i Celestial Wizard si dimostrano scarsi: “Winds of the Cosmos”, pur racchiudendo in sé episodi interessanti, è un’opera come tante. Incapace, cioè, di emergere dall’oceano di progetti similari. La sua manifattura è impeccabile ma ciò non basta a sollevarlo da una risicata sufficienza, questa ottenuta grazie, come già evidenziato, dalla presenza di song godibili anche se, anch’esse, non eccezionali.

Solo e soltanto per i fan più sfegatati del death metal melodico classico.

Daniele “dani66” D’Adamo

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