Recensione: Winter
Quarto lavoro in studio per i Northwinds, formazione parigina in pista dal 1995, dedita a un classico doom metal arricchito da influenze progressive / folk rock, che rendono le loro composizioni assolutamente particolari. Di certo, band come Black Sabbath e Wichtfinder General hanno un’influenza cardine nello sviluppo musicale espresso dai nostri. La loro proposta cattura e trascina, portando l’ascoltatore in un’altra dimensione: una terra fatata, dove tutto sembra essere astratto, ma che invece ha un senso ben preciso, grazie anche alle ottime sonorità, a tratti psichedeliche che, con estrema naturalezza, ci riportano direttamente agli anni ’70.
Il viaggio comincia con la strumentale “Turned to Stone”, dedicata a James Bernard (1925 – 2010), co mpositore delle musiche dei film horror prodotti dalla Hammer Production, quelli con Christopher Lee nei panni di Dracula, tanto per intendersi. L’esecuzione per tastiere, batteria e chitarra è semplicemente perfetta, da vera colonna sonora, oltre che da pelle d’oca, e la sensazione opprimente che si viene a creare è qualcosa che difficilmente lascerebbe impassibile anche il più freddo ascoltatore. Il riff di chitarra iniziale di “Land of the Dead” sembra uscire direttamente dalla chitarra di Tony Iommi, ma bastano solo pochi secondi per capire che si sta ascoltando qualcosa di diverso. A un basso preciso e sempre in primo in piano e a un drumming lento e marcato, si affiancano le dolci note di un hammond che insieme a una voce pulita e malinconica danno al brano una decisa impronta seventies. Notevole la parte finale, dove l’hammond oltre a sembrare quasi una seconda voce, accompagna con tutta la sua forza espressiva l’accelerazione prog. Tale accelerazione viene ripresa senza un attimo di stacco nella seguente “Last Chance”, nella quale il cantato ricorda, a sprazzi, l’Ozzy Osbourne dei primi tempi, pur mantenendo la propria personalità. Tastiere e chitarre, lasciate libere di esprimersi, alternano melodiosi e insistenti fraseggi quando viaggiano insieme, a riff più duri quando il suono sporco della batteria si fa più presente, il tutto indirizzato alla creazione di visioni oniriche, che rapiscono l’ascolto e che solo i continui cambi di tempo riescono a scalzare. Con la particolare versione di “Gorgon”, cover degli Angel Witch, dove a una prima parte visionaria, segue una seconda rock ‘n’roll oriented, a dimostrazione ancora una volta della versatilità di una band che, pur rimanendo fedele ai canoni del genere, sa dosare con la giusta perizia sonorità così diverse tra loro. Queste trovano il loro apice nella lunga title track “Winter”, ventidue minuti di eleganti variazioni musicali, che strizzano più di una volta l’occhio ai Pink Floyd, e che scorrono via con estrema fluidità. Difficile alla fine rendersi conto del tempo passato se non fosse per il timer del lettore. Come bonus track, a chiusura dell’album, c’è “Clear Widopane”, cover dei Saint Vitus, eseguita con la stessa personalità che traspira dal resto del lavoro.
“Winter”, è un disco di sicuro interesse, che lascia continui spazi di approfondimento a ogni suo ascolto e dove nulla è lasciato al caso, dalla produzione curata nei minimi dettagli, alle atmosfere che si sviluppano lungo tutti i 55 minuti di musica che colpiscono l’apparato uditivo con estremo piacere. La diretta evoluzione di una band che già nel 2006 con “Chimeres”, aveva ben impressionato la stampa e il cui prossimo lavoro già in cantiere, dal titolo “Eternal Winter”, non potrà che confermarli ulteriormente come ottimi rappresentati del prog – doom transalpino.
Tracklist
1) Turned to Stone
2) Land of the Dead
3) Last Chance
4) Gorgon (Angel Witch cover)
5) Black Tower
6) Winter
7) Bonus track:
8) Clear Widopane (Saint Vitus cover)
Line Up
Vincent Niclas: Vocals, Guitars, Bass
Thomas Bastide: Guitars
Thomas Boivin: Bass
Emmanuel Peyraud: Keyboards
Sylvaon Auvé: Drums, Vocals
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