Recensione: Winter Hours
Full-length di debutto su Relapse per i Tombs, band proveniente da Brooklyn e che propone un sound di matrice sludge, forte debitore delle lezioni impartite da Isis e Neurosis. Strada già percorsa da una buona parte di band attive al giorno d’oggi quindi, ma che comunque, come vedremo, è ugualmente condita da alcune dosi di personalità.
Insomma, se da un lato la band statunitense non inventa praticamente nulla, sopratutto per quelle che sono le fondamenta sulle quali si ergono le composizioni, dall’altro prova ugualmente ad imprimere un’impronta personale a quella che è la proposta musicale adottata. Già i primi brani di Winter Hours fanno capire che le lezioni impartite dai maestri sono state assimilate come si deve, sopratutto per quanto riguarda quell’alone apocalittico che caratterizza le atmosfere ricreate all’interno del disco. Resta comunque il fatto che i Tombs mettono in mostra una spiccata dose di personalità che fuoriesce dai dieci brani a disposizione del disco, lasciando spazio a momenti più “soft”, parti più aggressive con tanto di sfuriate in blast beat ed aperture dal netto sapore psichedelico. Una miscela apparentemente indigesta, ma che in ogni caso riesce a farsi apprezzare in pieno grazie sopratutto ad un’estensione dei pezzi che, escluse alcune eccezioni, non supera mai i tre/quattro minuti di durata. Ottima anche la prestazione esecutiva del combo, il quale comunque non tende mai a sbilanciarsi verso parti tecnicamente troppo elaborate, mirando sopratutto a concentrarsi su quello che è il lato più atmosferico della musica.
L’unico problema di Winter Hours è sicuramente una troppa omogeneità dei pezzi che, se ai primi ascolti può essere benissimo tralasciata, nei successivi giri del lettore comincia a far calare nettamente l’attenzione, sopratutto per quanto riguarda la parte finale del disco. Ed è proprio quest’ultima sezione quella che risulta essere più priva di quei timidi accenni di personalità che ritroviamo sparsi qua e là nei minuti iniziali. Resta in ogni caso pressoché buona la qualità globale delle tracce, dove a mettersi in bella mostra sono sopratutto l’opener Gossamer, la rabbiosa Beneath The Toxic Jungle e la più psichedelica Merrimack.
Esordio non del tutto brillante dunque, con qualche buona occasione poco sfruttata di troppo. I Tombs hanno cominciato a muovere i primi passi un po’ troppo timidamente, preferendo, nella buona parte dei casi, percorrere una via decisamente più sicura ma che purtroppo lascia spazio agli immancabili paragoni con i big del genere. Le capacità ci sono, vedremo se riusciranno a lavorare più a fondo sulla personalità nel prossimo futuro.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 Gossamer
02 Golden Eyes
03 Beneath The Toxic Jungle
04 The Great Silence
05 Story Of A Room
06 The Divide
07 Merrimack
08 Filed With Secrets
09 Seven Stars The Angel Of Death
10 Old Dominion