Recensione: Winter Of Souls
I Winter Of Souls sono una band bergamasca fondata nel 2004 da Cristiano Benicchio (voce e chitarra) e Guido Pagano (chitarra). Una prima incarnazione del gruppo incise, nel 2006, il demo Sunset Of Beauty; successivamente, alcuni avvicendamenti in line-up portarono le posizioni di bassista e batterista ad essere occupate da nuovi membri, nella fattispecie Luca Cortinovis e Antonio Cassella, ed è con questa formazione che è stato registrato il qui presente omonimo demo.
I Winter Of Souls fanno a rinfoltire la mai troppo nutrita schiera di gruppi doom italiani, e lo fanno con uno stile reminiscente del death-doom dei primi anni ’90. Le principali fonti d’ispirazione sembrano essere i primissimi Anathema e i Paradise Lost grezzi ed energici di Shades Of God: abbiamo quindi tempi dilatati, ma generalmente non troppo lenti, ritmiche potenti e cadenzate, e sporadiche aperture melodiche. La produzione di questo disco – nonostante la sua natura di demo – è sorpendentemente pulita e potente, e tutti gli strumenti risaltano perfettamente nel mix; in particolare, il basso è particolarmente incisivo e garantisce un sound pieno e corposo. Le canzoni, pur strutturalmente non molto complesse, hanno in serbo diverse sorprese nella manica, nella forma ora di uno stacco acustico, ora di una potente accelerazione, ora di un assolo di chitarra.
L’album, quindi, è nel complesso ben prodotto e ben suonato (seppure leggermente manieristico a livello concettuale), ma purtroppo non privo di difetti. Il primo, che maggiormente salta all’orecchio, è l’incerto stile vocale: come si diceva poc’anzi, i principali punti di riferimento dei Winter Of Souls sono i primi Anathema e i Paradise Lost, e anche la voce sembra ispirasi ai dettami di tali numi tutelari (dunque un cantato a metà fra il melodico e lo sporco). Tuttavia, per riuscire efficacemente in un simile stile è necessaria una voce dotata di un carattere molto forte e spiccato, e quella del pur talentuoso Cristiano non possiede nè il carisma e la personalità di un Darren White, nè la ruvida energia di un Nick Holmes: il risultato finale è un cantato abbastanza unidimensionale, che in certi frangenti fa egregiamente il suo dovere con la sua graffiante aggressività, ma che in altri risulta essere sforzato e fuori luogo. Personalmente trovo che il lavoro ne avrebbe guadagnato enormemente se la voce fosse stata un più classico growl, magari inframezzato da brevi episodi del cantato sporco che invece caratterizza l’intero disco. Altra nota parzialmente dolente sono gli assoli, riusciti solo per metà: mentre alcuni sono perfettamente azzeccati ed aggiungono varietà al fluire delle canzoni, altri sono inficiati da un’esecuzione leggermente incerta e da un posizionamento non ideale.
I Winter Of Souls sono un gruppo giovane e dalle ottime potenzialità, che con questo demo omonimo ha realizzato un lavoro sicuramente sufficiente, ma ancora piagato da alcune pecche che gli impediscono di imporsi con maggiore prepotenza nel panorama doom italiano. Personalmente ritengo che ciò di cui avrebbero bisogno per compiere il salto di qualità sarebbero uno stile vocale più sicuro e personale, e una maggiore attenzione nella stesura delle parti soliste di chitarra; d’altra parte la carriera dei Winter Of Souls è solo agli inizi, avranno sicuramente tutto il tempo per migliorare. Già adesso, però, hanno messo in luce delle buone capacità, che speriamo verranno ulteriormente affinate: basta aggiustare un po’ il tiro a riguardo di determinati elementi, e la loro prossima uscita potrebbe rivelarsi una piacevole sorpresa.
Giuseppe Abazia
Tracklist:
1 – Intro
2 – In His Eyes
3 – A Wake
4 – Pass The Gates
5 – Antiquary