Recensione: Wipe!
I Sandpaper Surprise sono in tre, arrivano da Miami e irrompono, per la prima volta sul mercato, con un disco ricco di suoni molto potenti ed un artwork davvero originale, bello e simpatico.
Prendiamo un chitarrista che assomiglia (come tecnica e gusto ) al buon vecchio Malmsteen, aggiungiamo un cantante dalla voce che ricorda (vagamente) Joke Berg degli Hardcore Superstar, mescoliamo bene…..agitiamo per circa 40 minuti (durata del disco)…..mettiamo una spruzzata di basso con un suono corposo e inseriamo una grande (troppa) quantità di doppia cassa, incastri e passaggi veloci in stile Mike Portnoy, fino ad ottenere un prodotto tecnicamente di altissimo livello.
La recensione sarebbe meglio finisse quì…eh sì…perché purtroppo, oltre alla varietà di note proposte e qualità tecnica, non si trova altro.
Capiamoci: questo disco d’esordio è ricco di belle idee e porta anche una certa allegria, grazie a testi molto divertenti, una bella copertina e riff che spezzano molte volte il tempo senza cadere in monotonia, così come la fantasia proposta dal batterista…davvero geniale.
Però mancano quelle canzoni che lasciano il segno, che fanno “la storia” di una band, da riproporre poi on stage; quei pezzi da ascoltare e riascoltare senza sosta per settimane intere.
Essendo tutte molto veloci, le tracce incluse in questo debut non restano impresse.
Prendiamo, per esempio, anche la cover inserita verso la fine dell’album: “Ace of spades”, dei grandi Motörhead; è suonata troppo rapida rispetto all’originale; così viene a mancare l’essenza di Ace…. famosa proprio per il mid-tempo di cui è ricca e dei suoni in sottofondo messi nel ritornello: il tic tac che si sente è stato registrato ai tempi, dal batterista che per l’occasione aveva indossato delle scarpe da tip-tap……geniali !
Sono queste le aggiunte che fanno il pezzo storico di una band e non la velocità.
Altra nota dolente la si trova nell’intro della cover: “we are motorhead…”. Si poteva effettivamente evitare…
Il disco è formato da ben dodici brani: va detto però che tolta la cover, l’intro e l’undicesima – una sorta di outro – se ne trovano nove.
La produzione è assolutamente e indiscutibilmente fantastica, potente e ben equilibrata per tutti gli strumenti: chitarra davvero maestosa nella ritmica quanto classica nell’assolo; basso molto profondo, con una giusta distorsione senza intralciare i riff; batteria massiccia e talmente perfetta che fa quasi pensare di essere scritta, visto che ottenere una pulizia come questa nei pezzi veloci è difficile e raro per una band agli esordi.
Lasciamo per ultima la voce (non per importanza) in quanto è, semplicemente, troppo forzata, ricercata e, ahimè, recitata.
Si sente subito senza essere esperti che Dan Ainlay (anche bassista dei Sandpaper) è affaticato nell’urlare le melodie dell’intero album, risultando così quasi fastidioso.
L’estensione vocale non manca, ma il timbro è proprio inappropriato e vien da chiedersi se sarà così prestante anche in un ipotetico live.
Abbiamo quindi un primo lavoro della band composto da canzoni tecniche sì, ma tutte troppo veloci, senza il colpo di genio e impoverite da una voce non adatta al genere.
Diciamo anche che la valutazione del disco andrebbe fatta, per rispetto di questi bravi musicisti, su due fronti.
Nel primo, tecnica e produzione maturano votazioni d’eccellenza, sperando che la cosa sia in grado di essere ri-eseguita (uguale) anche on stage.
Nel secondo, composizione e gusto, non si va oltre una sufficienza appena risicata.
Manca ancora, in sostanza, quella particolarità nelle canzoni che emerge solo quando si hanno di fronte dischi suonati col cuore, con la passione in quello che si scrive e non con la sola tecnica…
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Tracklist:
01. Jacque Fresco
02. You Ain’t You Anymore
03. You’re Like Shit
04. Telephonic Fight
05. Wipe!!
06. 90’s Products
07. Right In The Ass
08. Nervous Breakdown
09. Heavy Metal Poisoning
10. Dexter Morgan
11. I’m Losing
12. Ace Of Spades (Motorhead)
Line Up:
MetalSir – Chitarra
Dan Ainlay – Voce / Basso
Piney ‘drums’ McGhee – Batteria