Recensione: With Honor to Live

Di Stefano Ricetti - 8 Agosto 2007 - 0:00
With Honor to Live
Band: Anj
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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62

Ammetto candidamente di non essere particolarmente ferrato sull’HM made in Russia. Nella mia personale collezione compare soltanto un disco degli Aria, una band di heavy metal dalla profonda connotazione hard rock molto popolare all’interno delle lande poste a Est della nostra amata penisola. Gli Anj, quindi, rappresentano la mia “seconda volta” nei meandri della gelida steppa.

I Nostri, con With Honor to Live, giungono al terzo full length dopo due album usciti rispettivamente nel 2004 e nel 2006. Gli Anj, fondati nel 2003 da Anatoly Zhuravlev in quel di Mosca, giungono alle cronache grazie al successo della heavy ballad The First Night. Da lì in poi il cammino è tutto in discesa: le date dal vivo si moltiplicano e la band presenzia senza sfigurare a diversi raduni di biker (quello di San Pietroburgo su tutti) e a vari festival di prestigio come il Metalmania di Katowice in Polonia e recentemente il Downolad di Donington in Inghilterra. Gli Anj hanno poi rappresentato la Russia al Finish Metal Expo di Helsinki. Tutto questo per sottolineare che i Nostri non sono di primo pelo e una buona parte di gavetta se la sono fatta…

La line-up attuale prevede Anatoly Zhuravlev alla voce e alla chitarra, Oleg Izotov alla solista, Dmitry Sachko alla batteria e Nikita Simonov al basso. With Honor to Live esce per l’etichetta inglese The Store for Music e contiene al proprio interno undici brani di onesto e monolitico heavy metal di matrice classicheggiante con un taglio moderno, soprattutto nei suoni delle chitarre, molto compressi. Le principali influenze degli Anj risultano essere i Pantera del compianto Dimebag Darrell per via dei ritmi “spezzati” e i Judas Priest epoca Tim “the Ripper” Owens a livello di impostazione e di concetto.

Brani che fanno gridare al miracolo invero non ve ne sono: la band stenta a essere originale e in molte occasioni pecca per la mancanza delle dovute accelerazioni, auspicate dal sottoscritto per uscire dal circolo vizioso della pesantezza a tutti i costi. Abbastanza particolare risulta essere la voce del leader Anatoly Zhuravlev, che ricorda molto da vicino l’Alice Cooper dei tempi d’oro nelle parti più tirate.

Il brano meglio riuscito del lotto è Prophecy, dalla voce effettata e dalla vincente linea melodica, che si ritaglia il proprio spazio vitale all’interno delle chitarre sferraglianti di Anatoly e Oleg. Interessanti, ma nulla di più, Become a Hero e la Sodom oriented (nei cori) Natural Born Killers. Il resto è normale amministrazione.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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