Recensione: With These Fists
Ho dovuto controllare più volte l’effettiva provenienza dei Forgery. Norvegia? Davvero? Oh si… davvero. Perché tanto stupore? Beh, perché in questo “With These Fists” troverete tutto ciò per cui la Norvegia NON è famosa a livello musicale. Pensando ai paesi scandinavi, personalmente l’associazione è automatica: Power e Black Metal. Certo, l’eccezione c’è sempre, ma le fredde terre nordiche sono salite alla ribalta grazie, in primis, a questi due generi.
Questi quattro ‘brutti ceffi’ (Anders Moen, chitarra e voce – Jan Roger Halvorsen, batteria – Morten Steen, basso – Ronny Hansen, chitarra) si presentano al pubblico come ‘Norwegian Thrash Metal’. Non è dato sapere se quel ‘Norwegian’ viene utilizzato unicamente come indice di collocazione geografica o se vuole innescare nella mente del potenziale ascoltatore ricordi di un passato ‘turbolento’ (e si torna al Black Metal in apertura di recensione): quel che è certo, è che qui di Thrash ne abbiamo in abbondanza.
Meglio specificarlo subito, però. Thrash, certo, ma ‘moderno’. Insomma, se cercate l’erede di Bonded By Blood (ma esiste davvero?) statene alla larga. La musica proposta dai Forgery è quel Thrash intriso di groove stile Machine Head (evidentemente Burn My Eyes continua a fare scuola) e Pantera. Aggiungiamo un tocco di Lamb of God ed il gioco è fatto.
Appena inserito il cd, tutta la potenza dei Forgery ci assale senza pietà: quella di “Effigy” è una partenza da manuale. Diretta, veloce, aggressiva: bastano pochi secondi per intuire che se il buongiorno si vede dal mattino… Già in questo primo pezzo troviamo tutte le caratteristiche del Forgery-sound: sezione ritmica granitica, rallentamenti tanto cari alle band citate in precedenza, voce profonda e roca al punto giusto.
“Final Genocide” e “Mirror Man” sono due buonissime conferme, mentre con “Mind of Rage” iniziano a fare capolino alcune parti di chitarra acustica, perfettamente amalgamate nel brano, che donano quel tocco di oscurità all’intera traccia.
“Shadows of Fear” vuole mandarci al tappeto, come si evince dall’inizio veramente a tavoletta. E ci riesce benissimo, fermo restando che in questo lavoro non troveremo mai il classico pezzo ‘spacca ossa’ che non concede tregua.
Le canzoni sono tutte intervallate da continui saliscendi. Pezzi veloci e pezzi lenti (sostenuti sempre da una grandissima sezione ritmica) si intrecciano a formare quell’ottovolante sonoro che ci accompagnerà per tutta la durata del disco.
E’ lecito quindi non aspettarsi grossi stravolgimenti con le successive “Cross to Bear”, “Black Mourning”, “Fading Thoughts” e la conclusiva “Anatomy of Pain”. Il modus operandi dei Forgery è sempre lo stesso: è certamente un sinonimo di precisa identità, ma anche una lacuna da non sottovalutare.
Dopo quattro o cinque canzoni, la sensazione del ‘già sentito’ si fa viva, così come istintivamente verrà da chiedersi ‘ma questo pezzo non l’avevo già ascoltato?’. Il songwriting è buono, nessun dubbio. Ma è anche molto, troppo simile per tutta la quarantina abbondante di minuti che compone questo lavoro. Non si parla di ‘noia’, d’accordo. Ma qualche arpeggio non basta a differenziare in modo incisivo i vari brani, complice anche un cantato sicuramente adatto al ruolo ma abbastanza monocorde.
Gli aspetti positivi però ci sono eccome. Non sono rare le fasi di ‘scapocciamento inconscio’ (leggasi: non me ne sono nemmeno accorto ma la testa sta andando su e giù autonomamente!) così come momenti esaltanti (la prima metà di “Anatomy of Pain” è veramente tanta roba…).
Nota di merito a parte per la produzione: perfetta per questo genere, riesce a valorizzare ogni singolo strumento, senza mai (dico MAI) risultare confusa e/o impastata.
“With These Fists” è un disco promosso, senza il minimo dubbio. Forza Forgery, ancora un piccolo sforzo e riuscirete a fare quel salto di qualità che vi catapulterà meritatamente tra i grandi interpreti del Thrash / Groove.
Robb Flynn osserva ed annuisce compiaciuto.
Andrea ‘Blitz‘ Pinazzi