Recensione: The Purge
Gli olandesi Within Temptation tornano sulle scene per la seconda volta in questo strano 2020: dopo il singolo “Entertain You” uscito nel maggio scorso, ecco fare capolino il nuovo “The Purge”, impacchettato assieme al precedente con entrambe le composizioni sia in formato normale che strumentale, nel comporre un piccolo EP da quattro brani, uscito esclusivamente sulle piattaforme digitali. Li avevamo lasciati ad inizio 2019 con l’ultimo full-length: Resist, un disco più omogeneo del predecessore che rafforzava gli elementi elettronici di derivazione pop a rimarcare una precisa scelta stilistica. Nonostante le buone linee vocali e la solita interpretazione magistrale di Sharon Den Adel, il risultato non ci aveva convinti del tutto.
In un mondo in cui la fruizione musicale è sempre più “liquida” e smaterializzata, sono sempre in numero maggiore gli artisti a preferire di anticipare le release procedendo alla pubblicazione di singoli brani, senza attendere il ben più lungo periodo di gestazione di un intero album, considerati anche i costi ormai molto ridotti per registrare e missare un brano a livelli accettabili, anche eventualmente grazie alle possibilità offerte dall’home recording. Questa considerazione è necessaria per comprendere l’operazione “The Purge”, e nasce dalle dichiarazioni della stessa Sharon in merito al mercato discografico, anche nell’intervista che ha rilasciato per Truemetal.it.
La nostra idea, che abbiamo cominciato a maturare anche prima della pandemia, è quella di pubblicare canzoni un po’ più rapidamente anche senza un album […]. Spesso in passato abbiamo scritto canzoni che hanno dovuto aspettare magari due anni per venire pubblicate una volta che l’album era pronto, quindi magari la canzone per cui eri molto esaltato rimane lì ad aspettare e quando finalmente esce ha perso parte della rilevanza che aveva nel momento in cui è stata scritta. Quindi a volte è bello pubblicare canzoni senza tante attese, vicini al momento in cui sono state scritte e in cui si provano certe sensazioni. […] Ci sono tanti motivi per cui si è arrivati a questo punto, ovviamente è una cosa che funziona bene con lo streaming. […] Penso che il concetto in sé di album sia un po’ superato e credo che col tempo finirà per scomparire.
Verrebbe da dire che se il risultato è ispirato come l’ottima “The Purge”, ben venga questa modalità! Il brano è infatti lodevolissimo, con una linea vocale molto classica per gli Within Temptation che ricorda i fasti di “The Silent Force” o “The Unforgiving”, adagiata sull’ormai acquisita base di synth ed effetti, cori e sovraincisioni, con le chitarre che quasi si perdono sullo sfondo con un timido riffing, mentre la batteria incalza senza lasciare tregua. Un pezzo di metal moderno, insomma, che ogni tanto prova a guardarsi indietro, alle origini di una band tra le più rappresentative nel panorama del gothic metal, alla ricerca di una purificazione musicale e spirituale come suggerito dalle liriche del brano.
Come scritto in apertura di recensione, “The Purge” è presentata assieme alla riproposizione di “Entertain You”, brano più sbarazzino sempre ricco di elementi, con la parte maschile cantata dal produttore Daniel Gibson. Il tema qui trattato è quello della diversità, stigmatizzata dai cosiddetti “normali” che ne fanno oggetto di colpevole intrattenimento.
Si potrebbe aprire un interessante dibattito sula modalità di erogazione “in pillole” della musica, che da un lato potrebbe incentivare gli artisti ad uscire più di frequente con pezzi più ispirati ed attuali (a costo di far impazzire noi recensori), mentre dall’altro rischia di far perdere l’omogeneità di un lavoro completo. Basti pensare alla complessità di un concept album uscito a puntate, magari straordinario fino all’ultimo brano che finisce per deludere come la stagione finale di Game of Thrones pregiudicando tutto il resto. Certo, nel caso di “The Purge” degli Within Temptation, band – nel bene e nel male – sempre mai uguale a sé stessa, la strada intrapresa sembra essere stata quella giusta. Non ci resta che attendere il prossimo singolo. O il prossimo album. O quel che sarà.
Luca “Montsteen” Montini