Recensione: Within the Prophecy
I Sacrilege si sono formati nel 1984 a Birmingham, Inghilterra, per volontà della vocalist Lynda ‘Tam’ Simpson, del chitarrista Damian Thompson, del batterista Andy Baker e del bassista Tony May.
Agli inizi il gruppo suonava un Crust Punk molto diretto, sfrontato e veloce, con tendenze Thrash Metal, dimostrando, con questo, una forte determinazione ad emergere in un mondo, quello della musica dura, altamente sovrappopolato.
Cominciarono la loro carriera mettendo in giro prima due demo e poi, per mezzo della label ‘Children of the Revolution’, il mini-LP ‘Behind the Realm of Madness’, pubblicato nel 1985.
L’epoca era però quella del Thrash, che stava violentemente aggredendo il mercato, per cui i Sacrilege fecero come molte altre band anglosassoni: evolsero, prendendo influenza essenzialmente dai gruppi estremi americani, trascurando l’irruenza istintiva in favore di un sound più melodico, non sempre sparato a mille ma strutturalmente più ragionato e complesso.
Il risultato fu ‘Within the Prophecy’, album d’esordio pubblicato a gennaio del 1987 attraverso l’etichetta ‘Under One Flag’, prima sussidiaria e poi assorbita dalla ‘Music for Nation’.
In quell’anno per un gruppo nuovo mettersi in evidenza era veramente difficile: le onde dell’oceano atlantico, che dal nuovo si rovesciavano sul vecchio continente, erano infatti cavalcate da nomi già altisonanti, come gli Anthrax (‘Among the Living’), i Metallica (‘The $5.98 EP: Garage Day Re-Revisited’), gli Overkill (‘Taking Over’), i Sacred Reich (‘Ignorance’), gli Exodus (‘Pleasures of the Flesh’) ed i Voivod (‘Killing Technology’), seguiti a ruota da altri emergenti ma altamente esplosivi, come i Testament (‘The Legacy’), i Death Angel (‘The Ultra-Violence’) ed i Death (‘Scream Bloody Gore’) e molti altri che non si citano per non tediare troppo i lettori.
D’altro canto la risposta europea era pronta, soprattutto in Germania con i Sodom (‘Persecution Mania’), i Kreator (‘Terrible Certainty’) ed i Destruction (‘Mad Butcher’) ma anche in Svizzera con i Celtic Frost (‘Into the Pandemonium’) ed i Coroner (‘R.I.P.’) e nella nostra Italia con i Bulldozer (‘IX’).
Era anche un buon momento per i grandi gruppi Heavy Metal come i Savatage (‘Hall of the Mountain King’) ed i Dio (‘Dream Evil’) e chi suonava un Rock N’ Roll sporco ed elettrico come i Guns N’ Roses (‘Appetite fo Destruction’) stava velocemente prendendo piede.
Insomma, la concorrenza era altissima soprattutto se si pensa che, come ad esempio in Italia, i dischi d’importazione non costavano poco ed a volte l’unico modo per procurarseli era rivolgersi al mercato estero.
I Sacrilege però ci provarono ed oggi, a trentuno anni di distanza, ‘Within the Prophecy’, per quanti difetti possa avere, mantiene un buon valore artistico – storico.
Difetti si, non pochi: una produzione relativamente scarna, probabilmente frutto di un budget equivalente a quello di un costo di un macinino, assoli che molte volte si assomigliano, un bassista le cui qualità non vengono assolutamente sfruttate e si sente poco (preciso che non mi sto confondendo con ‘And Justice for All’) ed una batteria abbastanza piatta.
Insomma, gli ingredienti per finire nel baratro c’erano tutti, ma furono i pregi ad essere fondamentali per rendere l’album unico: la ritmica ad alto potenziale, la voce di ‘Tam’ ed il songwriting.
Su un tappeto sonoro scuro e tirato la vocalist si distingue per disinvoltura, sfacciataggine ed aggressività, mantenendo una buona linea melodica e cantando senza strafare ma con buona tecnica, entrando in competizione con voci femminili ormai consolidate come quelle di Leather Leone dei Chastain, l’incontrastata regina Doro Pesch, all’epoca negli Warlock e Sabina Classen degli Holy Moses (gruppi che, guarda caso, fecero uscire anch’essi un proprio album nel 1987, rispettivamente ‘the 7th of Never’, ‘Triumph an Agony’ e ‘Finished With the Dogs’ … mica poco).
E’ quindi lei il perno sul quale ruota tutto il sound dei Sacrilege, che in ‘Within the Prophecy’ viene suddiviso in sette tracce, alcune di ampio minutaggio e tutte grosso modo dello stesso valore, senza hit che si elevano od approcci verso il commerciale.
La partenza è affidata a ‘Sight of the Wise’, introdotta dai rumori crudi della guerra, è un pezzo violento con una lunga sezione musicale, fatta di riff roventi ed accelerazioni inquiete, prima delle strofe, veloci da far invidia agli Slayer. Un buon inizio, che lega il passato con il presente della band.
Segue ‘The Captive’, pezzo non velocissimo ma determinato, con una voce imperativa e strafottente.
‘Winds of Vengeance’ è marziale, con un tempo cadenzato durissimo e strofe arrabbiate ed incisive. Preziosissimo è l’intermezzo acustico che porta un po’ di calma. Quando, però, sembra di uscire finalmente dalle tenebre il tutto s’indurisce di colpo anticipando l’assolo. Un momento di sospensione e poi la trama cambia nuovamente tramite una violenta accelerazione che infine si ritrasforma in cadenza oscura.
La quarta traccia è ‘Spirit Cry’, che gioca su velocità controllate e rallentamenti quadrati per mettere in campo la rabbia sempre presente.
‘Flight of the Nazgul’ (gli spettri dell’Anello dal ‘Signore degli Anelli’) parte cupa e melodica per diventare potente ed aggressiva, mentre ‘The Fear Within’ è una cavalcata sonora con un buon rallentamento che deflagra improvvisamente.
Chiude ‘Search Eternal’, di quasi undici minuti è una ‘suite’ dai mille cambi di tempo. In questa traccia Damian Thompson dà il meglio di se, con un assolo melodico che ci dice che il chitarrista è di più di quello che sembra.
Nonostante la marea di uscite importanti di quell’anno, i Sacrilege non sono passati inosservati e, con ‘Within the Prophecy’, sono riusciti a lasciare la loro impronta, dando un alto apporto al Thrash inglese. Peccato che non sono riusciti a fare altrettanto con l’album seguente, uscito nel 1989 e dal titolo ‘Turn Back Trilobite’, più tendente al Doom che non al Thrash. Comunque la band è ancora in giro per cui aspettiamo … non si sa mai!!!
Per concludere, si segnala che tra le varie edizioni, ne sono presenti almeno due molto interessanti: una del 2008 che comprende anche il mini LP ‘Behind the Realm of Madness’ ed una del 2009 con alcuni estratti live, che mettono in evidenza la carica aggressiva di Lynda, più alcune tracce estratte dai precedenti demo.