Recensione: Wolfpakk

Di Nicola Di Marco - 26 Ottobre 2011 - 0:00
Wolfpakk
Band: Wolfpakk
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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66

L’idea di realizzare “Wolfpakk” nacque dalle fervide menti di Micheal Voss (Ex-Casanova e Mad Max) e Mark Sweeney (Crystal Ball). Era da tempo che i due artisti si conoscevano e volevano realizzare insieme una grande opera musicale dopo la collaborazione del 2009 per il secondo album solista di Mark Sweeney (di cui Voss era il produttore).
Questo progetto molto ambizioso vede illustri partecipazioni di numerosi musicisti, fermo restando che tutte le musiche sono state create da Voss e Sweeney : Paul Di Anno, Tony Martin, Jeff Scott Soto, Neil Murray giusto per citarne qualcuno.
Una copertina semplice, ma accattivante, e titoli delle canzoni che rendono bene l’idea delle chiare intenzioni del duo:  la potenza della musica che si scatena da subito non lascia dubbi all’ascoltatore. Tutte premesse per un ottimo album power, ma ascoltando i brani ci si accorge che non è proprio così.

Tono veramente epico per le prime tracce “Sirens” e “Dark Horizons”: la voce fa da padrona, innalzandosi maestosa nel cielo; alle sue spalle, la batteria e la chitarra sembrano incalzarla veloci come un branco di lupi dietro una preda.
Lost” è caratterizzato da toni più cupi, soprattutto per la voce e i cori quasi gothic metal: le atmosfere dark che permeano questa canzone si ritroveranno anche nel resto del disco. Un ritmo ben cadenzato accompagna l’ascoltatore fino all’acuto solista finale.
Le tracce successive prendono a piene mani dal repertorio dell’epic metal senza però aggiungere nulla di nuovo, infatti “Slam down the hammer” è un brano piuttosto banale e anonimo.
Il successivo “The Crow” è quasi un inno: una rullata marziale di tamburi introduce a poco a poco una musica trionfale, per un brano epico con una magnifica voce.
L’arpeggio di “Wolfpup” con la sua dolcezza e malinconia evoca un clima invernale: è un ottimo intermezzo che preannuncia la maestosa “Let me die”. Nonostante l’ottima partenza, questa canzone però stenta a decollare, la voce a metà brano è totalmente priva di sentimento e la canzone finisce senza lasciare traccia di sé. Le citazioni alle voci narranti e ai cori di Manowar e Rhapsody of Fire sono evidenti, ma è assente completamente l’esuberanza e la vivacità di questi due gruppi. Questa mancanza di carattere si sentirà fortemente per quasi tutto l’album.
Reptile’s Kiss” è una canzone dai richiami “Helloweeniani” che dà la carica e si discosta come stile dalle precedenti: potenti riff di chitarra e batteria introducono prepotentemente una voce roca e dannatamente coinvolgente; l’assolo è magnifico e scorre veloce come il guizzo di un serpente. Si tratta probabilmente del pezzo più riuscito e grintoso dell’intero album.
Ritmo da “Hard’n heavy on the road” per “Ride the Bullet” che copia senza rielaborare un genere ormai inflazionato.
Wolfony” è una lunga ballata che parte lentamente con una intro al pianoforte a cui si aggiungono i violini, prima malinconici e poi più veloci, preannunciando l’ingresso di una potente chitarra distorta. Il brano alla fine risulta molto piatto, gli unici punti ad effetto sono i cori “Homo Homini Lupus” e l’ululato finale del lupo che riprende il gracchiare del corvo di “The Crow” chiudendo l’album. “Wolfony” è la fotografia di questo progetto: una presentazione e una partenza intriganti, un’ottima realizzazione tecnica, ma una forte mancanza di personalità.

Tirando le somme “Wolfpakk” delude le grandi aspettative che aveva creato. E’ un’opera tecnicamente impeccabile e ben realizzata, però è totalmente priva di originalità, molte tracce infatti suonano di “già sentito”. Il disco lascia l’amaro in bocca per quello che poteva essere con tutte le collaborazioni di cui ha goduto: gli artisti hanno fatto i compiti a casa e basta. Sufficienza piena ma nulla di più per un album freddo che manca di entusiasmo e passione.

Nicola Di Marco

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Tracklist:
  1. Sirens
  2. Dark Horizons
  3. Lost
  4. Slam Down the Hammer
  5. The Crow
  6. Wolfpup
  7. Let Me Die
  8. Reptile’s Kiss
  9. Ride the Bullet
  10. Wolfony

Line-up:
Wolfpakk: Mark Sweeney, Micheal Voss

Voci: Paul Di’Anno (ex-Iron Maiden) , Tony Martin (ex-Black Sabbath) , Jeff Scott Soto (ex-Y. Malmsteen, Talisman) , Rob Rock (Impelitteri) , Mark Boals (ex-Y. Malmsteen), Tim Ripper Owens (ex-Judas Priest) , Paul Shortino (ex-Quit Riot) , Mark Fox (ex-Shakra) , Michaela Schober (Tanz der Vampire) , Jean-Marc Viller (Callaway) , Pearl and Molly Duncan.
Basso: Tony Franklin (ex-Blue Murder, Robert Plant) , Mat Sinner (Primal Fear, Sinner, Voodoo Circle) , Matthias Rethmann (Ex-LeeZ, Silver) , Nils Middelhauve (Xandria) , Neil Murray (Whitesnake) , Barend Courbois (Vengeance) .
Chitarre: Igor Gionola (U.D.O.) , Andy Midgeley (Power Quest) , Ira Black (ex-Vicious Rumors, Lizzy Borden) , Torsten Koehne (Eden´s Curse) , Doc Heyne (Biss) , Tommy Denander (Dan Reed, Paul Stanley) , Nadja Kossinskaja (Peter Maffay) , Freddy Scherer (Gotthard) , Olaf Lenk (At Vance) , George Solonos (Tommy Lee) .
Tastiere: Alessandro Delvecchio (Glenn Hughes, Ian Paice), Ferdy Doernberg (Axel Rudi Pell, Rough Silk).
Batteria:  Gereon Homann (Eat the Gun)
 

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