Recensione: Wolftales
Debut-album per i Let Them Fall, altra nuova realtà che rimpolpa la scena metalcore italiana, ormai allineata, come qualità, a quella anglosassone, tedesca e statunitense.
Il quintetto di Grosseto, fautore di uno splendido melodic metalcore, sceglie però tematiche inconsuete, per il metalcore stesso, e cioè la mitologia nordica. Già rilevata in altre band ma mai in questo genere, confortando così i Let Them Fall stessi nella positiva ricerca dell’originalità e della propria personalità.
A parte questo, tuttavia, colpisce parecchio Rita D’Aniello, cantante delle harsh vocals che, con la sua rabbia, la sua aggressività e la sua competenza tecnica, si allinea se non di più ai suoi colleghi maschi. Le parti in clean, che si sviluppano principalmente in occasione dei ritornelli, sono invece dovuti a Gabriele Cantoni, pure chitarrista, dotato di una voce pulita, adulta e matura, professionale. Per un connubio anche in questo caso piuttosto raro e riuscitissimo nell’intercalare le parti violente a quelle melodiche.
Già, perché i Let Them Fall picchiano durissimo. Di nuovo, occorre evidenziare che il metalcore può supportare impianti sonori potentissimi, massicci, a tratti monumentali. Che, guarda caso, è il caso dei Nostri. Capaci di innalzare muri di suono granitici con la potenza dei riff delle due asce da guerra (Cantoni / Marchio), alimentata in grande quantità dalla poderosa sezione ritmica curata dal basso di Mario “SOS” Spatuzzi e dalla batteria di Marco Manus. Quest’ultima non certo intimidita dal dover superare, in certi frangenti, la micidiale barriera dei blast-beats (‘Wintersun’). Ancora, l’aiuto delle tastiere fornisce l’ideale sostegno come materia penetrante gli spazi vuoti sì rimanenti fra un riff e l’altro (‘Jormund’, ‘Woldfire’).
Un sound davvero modernissimo, tagliato a spigoli vivi, cristallino, adulto e perfettamente formato in ogni dettaglio. Talmente bene, da far subito dimenticare che, in fondo, “Wolftales” sia un’Opera Prima, lasciando così trasparire il grande talento e la notevole classe del combo toscano.
Di eccellenza anche il songwriting. Molto ben adeso ai dettami fondamentali del metalcore, compreso i tremendi stop’n’go che, immancabili, insinuano ulteriore potenza a un sound già possente e travolgente. Capace di tirare fuori dal cilindro canzoni fantastiche come la title-track ‘Wolftales’, retta da un ritmo terremotante e da un chorus stupendo, in grado di stamparsi indelebilmente entro la scatola cranica. Melodia pura, adulta, per niente elaborata per un facile ascolto. Tant’è vero che, contrariamente a tanti colleghi, i Let Them Fall sono troppo imponenti per il mercato mainstream. Non solo, ma la loro naturale predisposizione per il melodic metalcore fa sì che tutte le canzoni del platter siano, più o meno, allo stesso livello qualitativo. Alto. Altissimo in occasione di song stupende come ‘Fenrir’, in cui l’alternanza fra le harsh e le clean vocals regala momenti davvero emozionanti, coinvolgenti. Così come la già citata ‘Jormund’, ammantata da toni epici adeguati alle tematiche trattate e la scoppiettante ‘Wintersun’, caratterizzata da un refrain struggente e vagamente malinconico.
Il rapido intermezzo strumentale ‘The Tales’ dà un po’ di fiato per affrontare la seconda metà del disco, esattamente allineato al gran pregio tecnico-artistico della prima parte. ‘Midgard’ è un brano dall’esplositività clamorosa, dotato di un ritornello addirittura trasognante, ideale fonte immaginativa per volare in alto nel cielo. Ovunque, l’antitesi durezza-dolcezza funziona assolutamente bene, come poche altre volte è capitato di constatare.
Impossibile rimanere indifferenti, altro che gel, orecchini e teen-agers impomatati: bravissimi!
Daniele “dani66” D’Adamo