Recensione: Worlds Beyond

Di Haron Dini - 10 Giugno 2020 - 0:02
Worlds Beyond
Band: Paralydium
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2020
Nazione:
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77

Dalla Svezia giungono al nostro ascolto i Paralydium, band progressive/power metal che non ha nulla da invidiare a band già affermate e di grande successo. L’etichetta discografica Frontiers il mese scorso aveva annunciato la promozione di un disco concettuale – un album che ha richiesto molti anni di lavoro – e che erano proprio entusiasti di promuovere. I Paralydium sono una giovane band, con all’attivo un self-titled EP di sole tre tracce uscito nel 2015, un disco di passaggio, che fa da ponte a Worlds Beyond. Andiamo a scoprirlo nel dettaglio.

“Enter The Paralydium” si apre come un classico intro vicino agli ultimi Symphony X, giusto per fare un esempio. Però incalza bene e crea buone aspettative per gli ascolti successivi, infatti “Within The Spheres” ha un’anima puramente power/progressive, che richiama band come Pagan’s Mind, Stratovarius e chi ne ha più ne metta. La traccia seguente, “Synergy”, dal forte immaginario fantasy tiene testa senza mollare la presa. C’è tutto quello che un fan di questo genere può desiderare, riff e groove accattivanti, batteria chirurgica, tastiere barocche e incantevoli, per non parlare della sezione solistica, l’ascoltatore verrà rapito…” Finding The Paragon” cambia velocemente sponda passando a un sound “meccanico”, avvicinando stili à la Michael Romeo e John Petrucci, con un entusiasmante solo di basso e batteria verso metà brano che conferma la bravura del gruppo.

Andando avanti con l’ascolto si continua a percepire tutte le influenze musicali del quintetto svedese, infatti “Crystal Of Infinity”, dall’attacco metalcore (per chi apprezza il genere), viaggia a braccetto tra melodia e sfuriate, con il fantastico contributo vocale Mikael Sehlin nei ritornelli che vi terrà sempre con il fiato sospeso. Un intermezzo pianistico strumentale di due minuti circa dal titolo “Awakening” ci conduce verso quella sarà “The Source”, una song che non raggiunge gli standard dei brani appena ascoltati (tranne in qualche raro momento). Fortunatamente la progressive “Into Divinity” ritorna su buoni livelli senza perdere mai l’equilibrio tra momenti più heavy e parti più “pop” (se così vogliamo chiamarle), ridando al omogeneità all’ascolto. Il termine del viaggio si conclude con “Seeker Of The Light”, che regala momenti di puro pathos, ritornelli dal forte portato evocativo, chitarra e batteria sempre sul pezzo, senza svilire troppo le tastiere che sono la colonna portante, dando un degno epilogo a questo album epico, che ci ha introdotti in un territorio vastissimo dove tutto trova un giusto compromesso.

Tirando le somme, Worlds Beyond, tiene desta l’attesa all’ascoltatore per tutta la durata del so minutaggio. Anche se a tratti vengono messe troppo in primo piano le influenze musicali della band, dandoci l’impressione di cose già sentite e risentite, l’album ha comunque delle buone idee, una produzione ottimale, fresca e coinvolgente. Spesso e volentieri il primo lavoro di una band non è convincente, e nella maggior parte dei casi alcune cose devono essere limate, ma non è questo il caso dei Paralydium: di sicuro è una band da tenere sott’occhio, e in futuro ci darà altre soddisfazioni.

 

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