Recensione: Worlds Beyond The Veil
Experimental Brutal Death… Non vi potete immaginare la diffindenza con cui mi sono avvicinato a questo lavoro. L’etichetta, la copertina, molte cose sembravano essere la pomposa copertura di una totale mancanza di idee. E’ stato ovviamente un piacere scoprire che la realtà è ben diversa. La realtà è quella di un album con diversi difetti, con una forma ancora incompleta e acerba, ma con un grandissimo pregio: è ambizioso, punta talmente tanto in alto che anche la parziale riuscita è un risultato da elogiare. E’ il frutto di una ricerca che ha cercato di rompere senza mezzi termini ogni schema; un tentativo di mischiare componenti distanti anni luce in qualcosa che non fosse una banale somma di addendi ma un tutt’uno nuovo, mai sentito, realmente originale.
Ci sono riusciti? Ni… Ma prima di spiegare il parziale ‘insuccesso’ della proposta è meglio chiarirne gli intenti. I nostri hanno tentato di afferrare del buon Brutal e di unirlo ad atmosfere degenerate, sintetiche, ottenute con lunghi e particolari stacchi ambient: stacchi in cui prende vita un immaginario fantascientifico, posizionato in un mondo al di là del vivibile e dell’immaginabile.
Questa è la sensazione che lascia la lunghissima traccia introduttiva “Portal To The…“, che ci scaglia nella impegnativa title-track. Qui abbiamo il primo assaggio del buon Brutal suonato dai Mithras, di chiarissima ispirazione morbidangeliana, presa nella stessa direzione di Diabolic e simili.
Se in un primo momento le due componenti rimangono relativamente indipendenti e alternate, non serve aspettare molto prima che avvenga la vera e propria fusione. E in certi passaggi il gruppo dimostra di saperci veramente fare! Non solo sono buoni certi passaggi marziali di “Bequeath Thy Visions“: anche i synth che si sovrappongono nei frangenti tirati contribuiscono notevolmente a dar vita al paradossale mondo dei Mithras.
Non mancheranno altri lunghi intermezzi visionari come “Search The Endless Planes“, nè altre tracce più standard come la successiva “They Came And You Were Silent“. Tra l’altro il gruppo si dimostra preparatissimo a livello tecnico, capace anche di proporre una grande brutalità (drumming spaventoso e cantato d’impatto). Fino a qui tutto sembrerebbe perfetto…
In realtà il problema non è nulla di trascendentale, anzi, è piuttosto prevedibile. Molto banalmente, non sempre al gruppo riesce di amalgamare bene tutte le diversissime componenti della loro musica, e a volte il sostrato Brutal risulta non poco fuori luogo rispetto al resto. Questo accade soprattutto in certi spezzoni dove il distacco degli strumenti ‘classici’ fa sentire eccessivamente il contrasto: si vedano l’inizio della già citata title-track o l’assolo di “Trascendence“. Considerata la durata complessiva (si supera abbondantemente l’ora) è normale che il distacco di alcune di queste parti non giovi all’ascoltatore.
Ma visto il tentativo mi sembra più che giustificabile una parziale mancanza. Il che non toglie che, se siete in cerca di un lavoro totalmente fuori dagli schemi, questo Worlds Beyond The Veil fa proprio al caso vostro: è il classico Cd nel quale ci si può immergere totalmente, rimanerne completamente stregati. Se la ricerca di un minimo di obiettività mi obbliga a segnalare, come ho fatto, certe pecche del lavoro, la sorpresa che mi hanno fatto i Mithras mi costringe d’altra parte a consigliarveli con ben poche riserve. E mi obbliga pure a fare una considerazione forse un po’ azzardata, ma della quale vado relativamente sicuro: se il gruppo riprenderà in mano l’attuale progetto correggendo di poco il tiro, con ogni probabilità ci troveremo davanti ad uno dei lavori più spettacolari che la scena estrema abbia mai saputo concepire.
Matteo Bovio