Recensione: Worlds I Create

Di Alessandro Cuoghi - 24 Novembre 2009 - 0:00
Worlds I Create
Band: Pantheon I
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
81

Lavoro decisamente interessante questo Words I Create, terzo full length dei norvegesi Pantheon I.
La band del chitarrista/vocalist Andrè Kvebek (aka Tjalve, ex 1349) dimostra sin da subito di possedere appieno la propria materia, proponendo un roccioso e potente Black Metal a tratti melodico e coinvolgente, ornato da policromatiche tinteggiature stilistiche.
L’aspetto peculiare e caratterizzante della band è la presenza fissa in line up della preparata Live Julianne Kostøl al violoncello. La musicista sembra trovarsi a proprio agio con le sonorità viscerali ed aggressive tipiche del genere e, tramite partiture delicate e toccanti, riesce a conferire maggiore pathos al lato drammatico ed introspettivo delle composizioni.
A completare la formazione troviamo musicisti di buon livello, come il chitarrista John Espen Sagstad (Trollfest, Sarkom), il bassista Tor Risdal Stavenes (aka Seidemann, attualmente nei 1349) e l’esplosivo Mads Guldbekkhei (The Allseeing I) alle percussioni.

Il sound dei Pantheon I è riconducibile ad un intricato e contaminato Sympho-Black di confine, caratterizzato da una letale miscela stilistica, brutale ed orecchiabile al tempo stesso, in cui oscure sfuriate metalliche si schiantano contro monolitici cambi di tempo ed arazzi chitarristici progressivamente toccanti vengono risucchiati in un vortice di violenza sonora pura.
Sono presenti numerose e coivolgenti aperture melodiche che completano la maggior parte dei brani rendendoli leggeremente più accessibili anche ad un pubblico non prettamente estremo. Kvebek inoltre, con un cantato ottimamente bilanciato tra growl e screaming, dimostra di sapersi adattare piuttosto bene a registri stilistici diversi. A livello strutturale le canzoni sono profondamente articolate ed evidenziano le buone doti esecutive e compositive del gruppo, in grado di stupire l’ascoltatore fra dissonanze studiate, melodie accattivanti e costruzioni chitarristiche di notevole perizia tecnica.

Una delle caratteristiche principali dei Pantheon I è la ricerca dell’attacco frontale e, purtroppo per le nostre vertebre cervicali (ma fortunatamente per le nostre orecchie), quest’aspetto esplode prepotentemente già dall’ottima opener “Myself Above All”. Impossibile resistere infatti ai melodici ma violentissimi riff che si rincorrono sul terremotante tappeto ritmico creato dal blast beat, rallentano di colpo in serrati stacchi di stampo Death/Thrash Metal ed esplodono in un chorus davvero drammatico ed avvincente. Fra tali potenti verticalizzazioni sonore emerge in modo distinto il violoncello, capace di svolgere egregiamente la propria funzione (in altre più blasonate band, ricoperta dai synth) aggiungendo profondità ed atmosfera al pezzo, senza per questo risultare invadente o pacchiano.
Proseguendo nell’ascolto si nota come spesso l’aggressività delle composizioni sia coadiuvata da una velocità d’esecuzione davvero vertiginosa. Quando la band decide di spingere sull’acceleratore, infatti, lo fa a tavoletta, dando vita a brani spezza collo come “Defile The Trinity”, brutalissima e complessa prova di spietata violenza esecutiva, sparata in faccia senza remore all’ascoltatore.
Sebbene gli episodi di classe siano numerosi, non si nota la presenza di un particolare brano in grado di soverchiare completamente gli altri. Canzoni come l’opener, “Serpent Christ” (da cui è stato ricavato un videoclip), “The Last Stand” e “Ascending”, si rivelano tutte ottime prove di originalità e spiccato gusto musicale.
La band si muove per tutta la durata dell’album seguendo la vincente linea compositiva descritta in precedenza, consegnandoci un prodotto omogeneo, veloce ed aggressivo praticamente dall’inizio alla fine, contaminato sapientemente e a tratti piacevolmente emozionante.
Una produzione ricercata dà ottimo risalto alla potenza delle chitarre, in modo particolare agli stacchi più rallentati, garantendo una buona comprensione dei riff più complessi e tecnici.

Come si può desumere dalla tracklist uno degli argomenti principali delle lyrics di Words I Create è la religione. Titoli come “Burn The Cross” o le già citate “Defile The Trinity” e “Serpent Christ” non lasciano spazio a dubbi rispetto alla posizione assunta dalla band nei confronti del Cristianesimo, espressa comunque con testi piuttosto ricercati. Ovviamente tale aspetto, sul quale non starò a dilungarmi, potrà risultare pacchiano, affascinante o irrilevante a seconda del gusto e della cultura di coloro che decideranno di interessarsi a questo disco.

Per concludere: credo che l’obiettivo della band sia stato raggiunto appieno e che continuando su questa strada i nostri possano mirare decisamente in alto.
Words I Create si presenta infatti come un ottimo album, sebbene necessiti di una buona dose di ascolti per essere completamente digerito. Non sono riscontrabili grossi difetti e l’unico fattore discriminante sono i gusti personali. Mi sento quindi di consigliarne un ascolto preventivo ai cultori delle sonorità più seminali ed ai fan dei 1349, che potrebbero essere tratti in inganno dalla presenza di membri o ex-membri comuni alle due band, contraddistinte però da caratteristiche differenti; mentre per tutti gli amanti ed i simpatizzanti dell’estremismo musicale con un tocco di melodia, l’acquisto di Words I Create è decisamente indicato.

Alessandro Cuoghi

Discutine sul forum relativo al genere!

Tracklist:

1 Myself Above All
2 Defile the Trinity
3 Serpent Christ
4 Ascending
5 Burn The Cross
6 Bannlyst
7 The Last Stand
8 Written In Sand

Ultimi album di Pantheon I

Band: Pantheon I
Genere:
Anno: 2009
81