Recensione: Wrathorn
E’ una bella gara: i gruppi metal mondiali, per trovare monicker appropriati,
hanno spolpato i manuali di patologia, i dizionari inglesi per scoprire parole
con suffissi come -ed e -tion, i compendi di mitologia nordica,
sumera e romana e infine le cronache quotidiane più trucide; ma nessuno aveva
sinora provato a chiamarsi “battaglia navale”, come questo
giovane gruppo polacco! Questo infatti il significato della parola greca Naumachia,
che lascia intravedere una freschezza di idee non proprio eccezionale, e di
certo non funge da perfetto biglietto da visita per il gruppo.
E invece no: i Naumachia, idee ludiche a parte, ci mettono sul piatto
un bel disco di death/black metal con una grossa componente sinfonica, il tutto
in versione molto retrò, stile anni ’90 per intenderci, con una miscela sonora
che ricorda da vicino quanto di buono uscito in quegli anni dalla Svezia. E se
qualcuno sente già risuonare l’eco del nome Dissection, beh, sappia che non è
un effetto collaterale dei miei sproloqui sui nomi delle band, ma un naturale
rimando al sound di questo Wrathorn, che nella band del redivivo Nödtveidt
trova più di una semplice influenza. Niente di noiosamente copiato però, anzi:
il tutto è rivisitato in salsa sinfonica, si diceva, con soluzioni melodiche
spesso intelligenti e accattivanti, mai esagerate seppur neanche particolarmente
originali… diciamo piuttosto che questi cinque ragazzi dimostrano di avere
delle buone carte da giocare, di essere affezionati a determinate sonorità
ormai oltrepassate sul mercato (ma non nei cuori di moltissimi fans) e di
poterle riprodurre in modo dignitoso.
Così si spiegano pezzi come Muertos o Vorpal, in cui la parte
del leone è svolta dalla coppia batteria (dinamica, non esageratamente tecnica
ma di un certo gusto) e tastiera, fondamentale nella struttura dei brani per
come sorregge i singoli riff. Riffing peraltro ben riuscito il più delle volte,
grazie ad un lavoro ben svolto dai chitarristi Tomasz e Andrzej,
che mostrano una certa predisposizione verso la melodia di stampo eighties
(l’avreste mai detto?) e, di nuovo, hanno la capacità di non uscire mai dai
propri inevitabili confini. Non tutta la tracklist si imprime come dovrebbe
nella mente, ma singoli passaggi da incorniciare fanno da richiamo per quelli
che sono dei brani onesti e accattivanti quanto basta: Wrathorn ha
modo di piacere e di riportarci indietro di qualche anno, un intrattenimento
gradito in una spinta verso il nuovo che spesso dà vita a vere e proprie
oscenità.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Intro
2. Blustud
3. Vorpal
4. Diamond
5. Muertos
6. Lifeitis
7. Sickened
8. Cyberian Dance
9. Wrathorn