Recensione: Wrong One to Fuck With
Attivi dal lontano 1991, i Dying Fetus, insieme agli altrettanto mitici Suffocation, sono tra i pilastri portanti del death metal. Nel caso dei Fetus, la vena grindcore, con la conseguente follia espressiva marcia e degradata, sono stati il vero separatore tra i due mostri sacri.
Approdati alla loro ottava fatica in studio, spezzano un silenzio discografico di cinque anni, con la sola eccezione del singolo “Induce Terror” datato 2016.
“Wrong One to Fuck With” è un concentrato di brutalità e sapienza davvero unico, in grado di essere chirurgico e poi psicotico allo stesso tempo. Un sound che letteralmente macina note dapprima prodotte in modo sopraffino, poi genialmente frantumate dall’anima grind del progetto.
Metallo fuso ribolle di fronte ai nostri occhi, scorrendo veloce e zampillando lontano, creando armonie che disegnano la complessità di un vigore che va oltre la semplice definizione di rabbia. Il full-length non ha momenti di calo, pigiando sull’acceleratore ma riuscendo anche ad incastrare quelle pause necessarie a contemplare l’album nella sua maestosità.
Brani come ‘Die with Integrity’ o ‘Seething with Disdain’ hanno in sé l’ideale dialogo tra la parte più psicotica e quella più bestiale e feroce di ognuno di noi. Fredde analisi vengono interrotte dall’improvviso schizzo di sangue di una ferita crudelmente riaperta. Sadica perversione, chirurgo che corrotto dal calore e dall’odore di cruore si lascia andare a gesti improvvisi. Un’immagine elegante e lacera allo stesso tempo, in cui voci ci sussurrano una preghiera di morte.
Alone di misticismo così soggiace al di sotto di questa coltre di violenza e tecnica, vero e proprio esoterismo che si affaccia in più punti, stupendoci. Parliamo di accenni, sfumature che rendono l’album ancor più affascinante e capace di rapire l’attenzione dell’ascoltatore più esigente.
Impronta di personalità che tributiamo ai Dying Fetus, il cui operato si rende sempre distinguibile. Old school in un marchio di fabbrica che pensiamo sia unico. La produzione è a dir poco perfetta, come anche la capacità di ogni singolo strumento di rendersi protagonista, senza arroganza o compiacimento. Ad esempio in ‘Fallacy’, l’uso della chitarra, dapprima lacerante e poi raffinato, non ha mai il sapore dello scolastico esercizio, fondendosi con una passionalità che riaffiora con veemenza via via. Delirio in cui ci immergiamo completamente, la cui mano tesa vi strapperà da una tediosa realtà, scuotendovi e lasciandovi stimolati anche a livello mentale, oltre che emozionale.
Full-length che ha la forza di non lasciarsi mai andare ad eccessi, fermandosi nell’attimo in cui si potrebbe finire nel virtuosismo o nell’estremizzazione fini a se stessi.
I Dying Fetus si confermano a livelli altissimi. Se avevate ancora inspiegabilmente qualche dubbio su di loro, “Wrong One to Fuck With” li cancellerà in un istante.
Stefano “Thiess” Santamaria