Recensione: X

Di Riccardo Angelini - 6 Settembre 2007 - 0:00
X
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Anno: 2007
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Un nome, un programma. Non ci vuole molto a indovinare i contenuti della proposta degli esordienti ProgressiveXperience: il monicker, il titolo dell’album e perfino la copertina sono eloquenti. Forse troppo, al punto da suggerire un’immagine eccessivamente stereotipata e banale del combo toscano. Un’immagine che fortunatamente si rivela ben presto inappropriata.

Certo, questo “X” non sarà ricordato forse come una rivoluzione del genere, ma l’interpretazione del progressive offerta da questi ragazzi è davvero piacevole e accattivante. Buona la tecnica come da copione e, ciò che più conta, buono anche il songwriting. Colpisce subito favorevolmente l’opener “Crossroads of Misery”: ottimo il lavoro delle tastiere che avvolgono la strofa intima e riflessiva per innalzarla verso un refrain aperto e solare. A più riprese le linee vocali si avvicinano ai sentieri abitualmente percorsi dal vecchio Labrie, sebbene in alcuni dei brani successivi dimostrino di sapersene distaccare senza eccessivi rimpianti. È il caso della massiccia “Stream of Sensation”, sorretta da un riffing roccioso e da una sessione ritmica agile e dinamica, o di “Involution”, brano di alto spessore tecnico (considerato il titolo non poteva essere altrimenti) se pure un po’ freddo e dispersivo nei passaggi centrali. Senza macchia la tecnica, anche se un po’ più di enfasi nell’interpretazione non guasterebbe, specialmente nei momenti di maggiore intensità emotiva, quali la ballad “Moments of Creation”, dalla struttura semplice ma piuttosto efficace, o “One Day Wiser”, apprezzabilissimo lento per voce e pianoforte impreziosito da un bell’assolo di chitarra. Da segnalare tra i momementi più felici del disco anche la piacevole “Short Essay of the Universe”, concitato certame strumentale in stile Liquid Tension Experiment che offre a basso, chitarre, tastiere e batteria l’occasione di mettere in mostra le rispettive qualità individuali e, non ultimo, il fine affiatamento reciproco. Ma il pezzo più pregiato nella collezione dei ProgressiveXperience è l’omonimo brano che poco prima della chiusura offre la miglior prova delle qualità dei suoi creatori. L’ascendenza del classico progressive newyorkese è innegabile, ma la band fiorentina dimostra di averne assimilato bene la lezione, amalgamando con gran gusto melodico le intricate scorribande strumentali con momenti più pacati e riflessivi.

Una produzione all’altezza e una confezione decisamente curata presentano nei migliore dei modi il fortunato debutto di una giovane band che sembra già avere le idee ben chiare circa i propri obbiettivi, nonché i mezzi necessari a raggiungerli. È anche vero che in futuro sarà necessario prima o poi uscire dagli schemi formali della tradizione, ai quali “X” ancora non riesce o non vuole rinunciare. D’altra parte non si possono pretendere i miracoli da un formazione esordiente, e per un più deciso distacco il tempo non manca. Intanto, come primo passo, c’è di che esserne soddisfatti.

Riccardo Angelini

Tracklist:
1. Intro
2. Crossroads of Mistery
3. Remainder of Myself
4. Stream of Seansations
5. Moments of Creation
6. Short Essay of the Universe
7. One Day Wiser
8. Involution
9. Progressive Xperience
10. Unlogical Dimension

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