Recensione: X
E’ passato circa un anno e mezzo dalla prematura morte di Morten Stützer. Come suo fratello Michael aveva dichiarato all’epoca, la loro band, gli storici Artillery, ha affrontato il gravoso lutto ed ha proseguito il proprio cammino.
‘The Show Must Go On’ … come si dice nel mondo del circo quando capita un incidente … bisogna andare avanti … Ed è per questo che, assunto il nuovo chitarrista Kræn Meier, il combo danese ha pubblicato un nuovo disco, dal semplice titolo ‘X’, per indicare il numero di Full-Length che ha registrato dall’inizio della sua carriera, intrapresa nel lontano 1982.
Di anni ne son passati tanti, di musicisti anche, tanto che degli Artillery dell’epoca primigenia sono rimasti solo Michael, che li ha fondati insieme allo scomparso Fratello, ed il bassista Peter Thorslund, che è entrato nel 1988.
Per il resto, possiamo dire che i nuovi Artillery hanno una storia lunga meno di una decade, considerando che Josua Madsen (batteria) e Michael Bastholm Dahl (voce) sono entrati a farne parte dal 2012.
Una band esperta e comunque coesa, come dimostra questo nuovo lavoro, che erutta un roccioso Heavy Metal intriso di melodia e con qualche venatura Thrash, che segue la scia del precedente ‘The Face of Fear’ del 2019.
‘Thrash’: questo termine può far sorridere (oppure arrabbiare) chi ha fatto merenda con pane e ‘Fear of Tomorrow’ mentre ascolta, ad esempio, ‘The Devil’s Symphony’ o ‘In Thrash We Trust’, rispettivamente primo e secondo brano, estratti da ‘X’. Come in ‘The Face of Fear’, al battere e percuotere dei danesi di oggi manca quella ferocia che esplose da ‘Kill ‘em All’ o ‘Show no Mercy’, così come è privo di quella carica malvagia che invece pervadeva i loro primi lavori, per cui il Thrash viene più che altro richiamato da alcune andature spedite e dall’uso di certi riff taglienti.
Quello che suonano, come già detto, è un Heavy Metal molto potente, legato sì al passato, ma non al loro. Questa non è per niente una critica negativa, si evidenzia il fatto concreto che l’evoluzione artistica degli Artillery non ha nulla di nostalgico e che va in una direzione dove si percepisce un certo attaccamento agli Iron Maiden (le Twin Guitar in ‘Turn Up The Rage’), agli Scorpions (la semi-ballad ‘The Ghost of Me’) ed, in via generale, a certe produzioni Power d’oltre oceano, come evidenzia soprattutto la voce di Michael Bastholm Dahl.
Roba non da poco, i cinque musicisti hanno giusta nozione del mestiere e sanno come comporre canzoni ricolme di energia e di grinta, con tessiture avvincenti e coinvolgenti ed arrangiamenti che esprimono al meglio il loro modo di scrivere… in altre parole gli Artillery conoscono il significato di ‘metallo pesante’, solo sono sempre meno legati a quello che è il concetto di Thrash.
Tracce come la già citata ‘The Devil’s Symphony’ e ‘In Thrash We Trust’, dove è protagonista la velocità, intervallata da densi cambi di tempo cadenzati che ne amplificano la dinamica, o come la più orecchiabile ‘Turn Up The Rage’, la pestata ‘Silver Cross’, con i suoi riflessi orientaleggianti od ancora la marziale e compatta ‘In Your Mind’, pur se ancorate al passato, sono fresche e vincenti e dimostrano quanto il tempo non scalfisca la tempra di chi questa musica ce l’ha nel sangue.
Al contempo, l’ultima parte del lavoro, da ‘Varg I Veum’ in giù, è un po’ meno efficace. Non si tratta di fillers messi lì per chiudere in fretta il lavoro, solo l’ultima serie di brani, per quanto potente, non è così incisiva e dinamica come quella che la precede e, per questo, rimane meno in testa. Forse un paio di pezzi in meno … (ma questa è solo una mia idea).
Al di là di questo, il lavoro è valido, piace e coinvolge e, con ‘X’, Michael e la sua squadra hanno reso un buon omaggio al Fratello Morten.
Ora devono proseguire, perché la storia degli Artillery non è ancora conclusa.
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