Recensione: X.X.X.
A oltre trent’anni dalla prima release con il monicker Radioactive, e a sette dall’ultimo album uscito sotto tale marchio, il chitarrista scandinavo Tommy Denander si riaffaccia sul mercato con un nuovo full-length – intitolato, guarda caso, “X.X.X.”– dedicato al suo più celebrato progetto.
Anche questa volta il musicista si è fatto aiutare da un pugno di pregevoli vocalist, quali Robin McAuley (Black Swan), Robbie LaBlanc (Find Me), Jerome Mazza, Clif Magness, Christian Ingebrigtsen e Daniel Byrne.
Non solo: anche il grande produttore Mutt Lange, pur se ormai in meritata pensione, ha dato una mano al nostro Tommy, per il quale ha scritto due brani (Move It e I Have A Dream).
Ancora una volta il risultato artistico è di assoluto pregio, e presenta qualche cambiamento stilistico rispetto al passato dei Radioactive. Se, infatti, i precedenti album si contraddistinguevano per un sound tipicamente AOR/melodic rock sullo stile dei Toto, “X.X.X.” invece, è spesso irrobustito da suoni hard rock talora innervati da sfumature blues.
E’ il caso di Move It (con Robin McAuley alla voce), un brano elettroacustico teso e dagli influssi hard blues, ingemmato da una chitarra infuocata, Voodoo Queen (qui al canto abbiamo Robbie LaBlanc), patinato hard blues, al pari del più travolgente e nervoso Drag Me Through The Mud.
The Deed Is Done è, invece, un grintoso hard rock tutto riff e graffi (anche grazie alla voce di cartavetrata ancora una volta di Robin McAuley).
If Today Was Your Last Day Alive, cantata da Jerome Mazza, è invece un midtempo energico che sta in mezzo tra gli stilemi dei brani precedenti ed il più classico AOR, mentre Monkey On Our Backs è un class rock nervoso, dinamico e accattivante.
Sempre il class rock ottantiano scintilla in una trascinante e veloce Youman Unkind, contrassegnata da una chitarra al fulmicotone.
Il lato più soft dell’ispirazione di Tommy Denander è ben rappresentato dall’emozionante Written In The Scars (cantata da Christian Ingebrigtsen), una ballata di grande classe e feeling, e da I Have A Dream, altro slow con chorus grandioso vicino a certo pop rock contemporaneo e con i sintetizzatori in primo piano.
In definitiva, “X.X.X.” è una raccolta di canzoni di squisita fattura, intarsiate da una chitarra sempre sugli scudi e valorizzate da cantanti ben associati allo stile delle tracce per loro scelte.
Alla riuscita del platter, ispirato comunque al rock adulto degli anni Ottanta, contribuiscono un sound ed una produzione qui più moderni ed aggressivi che in passato.
Francesco Maraglino