Recensione: Xes Haereticum

Di Alessandro Calvi - 1 Novembre 2004 - 0:00
Xes Haereticum
Band: Enthroned
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
78

Sesto album per gli Enthroned che con questo “Xes Haereticum” presentano anche un nuovo batterista. La carriera del gruppo belga è stata caratterizzata da una serie di alti e bassi, i primi due dischi sono da molti considerati dei veri e propri capolavori, ma la prematura scomparsa del deus-ex-machina del gruppo Cernunnos provocò una caduta quasi verticale di qualità.
Pur rimanendo dischi di un certa validità e sopra alla media delle produzioni del genere, i dischi successivi erano un decisivo passo indietro rispetto ai primi due spettacolari cd. Gran parte della parte melodica e tecnica era stata abbandonata per puntare quasi esclusivamente sulla violenza, l’aggressione sonora e la velocità.

Questo nuovo “Xes Haereticum” presenta un parziale ritorno a certe sonorità del passato con un occhio particolare alla melodia e risulta come una interessante via di mezzo tra i due stili finora adottati dal gruppo.
La voce di Sabathan è rimasta immutata nel tempo ed è come sempre uno dei canoni distintivi assoluti degli Enthroned. Dal punto di vista del resto dei musicisti la line-up è rimasta immutata rispetto all’album precedente con la sola eccezione del batterista, Glaurung, classe 1980, che dimostra di saperci davvero fare dietro alle pelli, aggiungendo alla sezione ritmica della band un notevole contributo soprattutto dal punto di vista della varietà.

L’album si apre con “Crimson Legions”, un brano che, leggermente accorciato, era già stato reso disponibile dal gruppo per il download sul sito ufficiale, a introdurre la canzone un brano recitato ma poco comprensibile (probabilmente in latino), su cui poi fa la sua comparsa la voce di Sabathan che urlando il titolo dell’album dà l’attacco a riff violentissimi di chitarra e alla batteria in doppia cassa. Si tratta di un inizio promettente che cattura subito l’ascoltatore. Come dicevo, la melodia viene tenuta in considerazione in questo album più che nelle precedenti produzioni e così troviamo vari cambi di tempo, uno stacco più melodico verso il centro del brano e un paio di assoli di chitarra di gusto classico.
Le successive “Dance of a Thousand Knives”, “Last Will” e “Blacker than Black” ripresentano gli stessi elementi già evidenziati nella song d’apertura. Passaggi veloci, aggressivi, alternati ad altri più melodici e lenti, con più di una qualche puntata verso elementi di sapere più thrash soprattutto per quanto riguarda gli assoli di chitarra.
Una delle song migliori dell’album è secondo me “Vortex of Confusion”, in cui oltre ai canoni stilistici già mostrati nei brani precedenti, gli Enthroned evidenziano anche una interessante vena epic che dona maggiore spessore a questo brano, risultando quindi uno dei più vari di tutto il lotto.
A seguire troviamo un brano strumentale, la breve e atmosferica “A.M.S.G.”, tanto è lenta questa canzone, quanto è veloce e devastante la successiva “Demon’s Claw”, un’altre delle mie canzoni preferite di questo disco. Un brano senza compromessi, velocissimo e devastante dall’inizio alla fine in cui il nuovo batterista Glaurung mostra davvero di che pasta è fatto con parti di batteria sempre massacranti ma anche molto varie.
Un’altro degli esperimenti presenti in questo disco è la nona “Seven Plagues, Seven Wrath”, se già l’intro, molto lenta e con la presenza di strumenti indiani, non bastasse a lasciare un po’ perplessi gli ascoltatori, il brano presenta ampi squarci di cantato in voce pulita. Il ritornello in particolare presenta linee vocali in clean che ricordano molto più un gruppo power che una band storica del black come gli Enthroned. Personalmente devo ammettere di non aver trovato questo brano del tutto fuori luogo perchè presenta elementi nuovi e che potrebbero rivelarsi interessanti nel proseguo discografico della band belga.
Infine si chiude con “Hellgium Messiah”, una degna conclusione per questo disco. Si tratta di una song nello stile che ha contraddistinto tutto il disco, parti rabbiose e veloci alternate ad altre più lente e melodiche con in conclusione tutti gli strumenti che sfumano in un breve sample dell’inno nazionale belga.

Dal punto di vista delle critiche bisogna dire che qualcuna potrebbe essere benissimo rivolta a questo “Xes Haereticum” e riguardano principalmente due degli elementi più caratteristici del sound di questo album. In primo luogo la voce di Sabathan che è uno dei tratti distintivi del gruppo non è sempre trattata al meglio, anzi tende alle volte a essere un po’ coperta dagli altri strumenti, dalle chitarre in particolare. In secondo luogo la batteria, che su questo album ha ottenuto una più che discreta rilevanza, non è sempre trattata all’altezza del suo ruolo, mi riferisco in particolare al suono dello strumento che a volte suona un po’ vuoto, non bello pieno come sarebbe stato preferibile. Pecche non comunque enormi e su cui normalmente un assiduo ascoltatore di black metal è più che disposto a sorvolare.

Per concludere, un disco che ci riporta almeno in parte una componente melodica che gli Enthroned avevano per troppo tempo accantonato. Un disco sicuramente sopra alla media delle produzioni black di questo periodo, con qualche piccola sbavatura e qualche piccolo difetto di produzione ma che decisamente non si nota più di tanto.

Tracklist:
01 Crimson Legions
02 Dance of the Thousand Knives
03 Last Will
04 Blacker than Black
05 Vortex of Confusion
06 A.M.S.G.
07 Demon’s Claw
08 Nightstalker
09 Seven Plagues, Seven Wrath
10 Hellgium Messiah

Alex “Engash-Krul” Calvi

Ultimi album di Enthroned

Band: Enthroned
Genere: Black 
Anno: 2019
71
Band: Enthroned
Genere:
Anno: 2004
78