Recensione: XV
Ben vent’anni sono passati dall’esordio siglato con Out Of The Silent Planet,
disco che proponeva un roccioso hard rock con chiari riferimenti ai lavori dei
maestri Black Sabbath. Sound che nel corso degli anni ha mutato la sua forma
e si
è evoluto fino ad andare a ripescare le più varie contaminazioni spingendosi anche
oltre a quelli che sono i confini dell’hard rock, per poi avvicinarsi a lidi
sonori nettamente più progressive. Dopo svariate collaborazioni e album solisti, tra i
quali spicca il buon
Strum Sum
Up di Pinnick, i King’s X ritornano sul mercato con XV,
titolo semplice ed efficace che va ad onorare le quindici pubblicazioni (live e
best of compresi) avvenute in tutti questi anni carriera.
Annunciato inizialmente con il titolo di Go Tell Somebody per poi essere
cambiato in un più semplice e immediato XV, il nuovo album degli
americani King’s X arriva sul mercato ad esattamente tre anni di distanza dal
precedente Ogre Tones. Cambia il titolo del disco ma non di certo
i contenuti; quello che ci troviamo di fronte con questo nuovo capitolo della
band statunitense è un lavoro che si rifà all’hard rock nella sua versione più sporca e semplice
con una serie di ritornelli ossessivi e immediati. Per quanto riguarda i testi,
questi rimangono sempre incentrati su religione e spiritualità senza distaccarsi
troppo dalle tematiche da sempre affrontate e combattute a denti stretti dalla
band americana.
Le quattordici tracce racchiuse all’interno di XV non fanno altro che attingere
alle diverse anime con le quali il gruppo si è sempre espresso nel corso di tutti
questi anni di onorata carriera, amalgamandole fra loro in modo da dare alla luce un sound
apparentemente roccioso
e moderno ma che purtroppo si rivela essere fin troppo fragile e privo di
mordente. Se l’opener Pray parte subito di gran carriera con una
serie d’innesti di matrice funk che si uniscono ad un refrain semplice e
immediato che va a fissarsi subito in mente, già dalle tracce successive si
comincia a notare una certa fragilità nelle strutture delle canzoni che tendono
ad affogare subito nella banalità più totale, sopratutto per quanto riguarda i
ritornelli ossessivi e ruffiani all’inverosimile. Nonostante una produzione di prim’ordine e il buon operato del
singer Doug Pinnick dietro al microfono, più si va avanti nella tracklist, più la
situazione non accenna a migliorare; se escludiamo il refrain coinvolgente dell’energetica
Alright e le atmosfere nettamente blues della conclusiva No Lie, quest’ultima
tra l’altro bonus track esclusiva per la versione europea del disco, i pezzi
proposti non riescono per niente a decollare risultando essere scarni e noiosi.
Inutile girarci troppo intorno, XV è quello che ci si aspettava da una band
che presumibilmente non ha più nulla da dire in ambito musicale. Un disco che segue la strada
tragicamente intrapresa con il precedente Ogre Tones, continuando
a rimanere fisso su un sound fatto di ritornelli fin troppo banali che si
adagiano su ritmiche hard rock contaminate da troppi modernismi atti a rendere
ogni traccia difficile da digerire in pieno. Forse è arrivato il momento di
concentrare tutte le proprie forze su un solo obiettivo, magari accantonando
temporaneamente la miriade di progetti paralleli in carico, oppure è forse
giunta l’ora di prendersi un periodo di pausa per recuperare le energie spese in
tutti questi anni di attività. Fatto sta che quello a cui stiamo assistendo è un
periodo di stasi creativa e i King’s X odierni non somigliano nemmeno
vagamente all’ottima band del passato.
Speriamo di poterli di rivedere presto in tutto lo splendore che li ha contraddistinti
negli anni che furono.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
Tracklist:
01 Pray
02 Blue
03 Repeating Myself
04 Rocket Ship
05 Julie
06 Alright
07 Broke
08 I Just Want To Live
09 Move
10 I Don’t Know
11 Stuck
12 Go Tell Somebody
13 Love And Rockets (Hell’s Screaming)
14 No Lie