Recensione: Ye Canariae Abezan
Il semplicistico concetto di morte, arida immagine di noi stessi ormai solo ossa e polvere dimenticati, sono l’icona ideale per il progetto musicale Muert.
Rock emaciato, quasi atrofico nei suoni, si mescola ad un black metal primordiale e lascivo. Produzione che lascia intatta ogni imperfezione, che anzi ne esalta la bestialità lasciando gli artisti liberi di investirci con forza.
“Ye Canariae Abezan” non farà la gioia dei più raffinati, sfacciatamente elementare ma non per questo da ignorare.
Sacrofago e Sadistik Exekution sono i paralleli che ci vengono in mente, uniformandosi idelamente ad un filone che fa della passione e della spontaneità il proprio punto di forza. Chitarre strafottenti, voce che tracima di un odio pregno di rancore sono i mezzi con i cui i Muert ci raccontano del loro stato d’animo.
I brani si susseguono, a tratti ipnotizzando con decelerazioni doom, per poi esplodere in rudi riff di chitarra. La batteria non si spinge mai a certe velocità, ma si mostra assai ferale, picchiando letteralmente su un suolo arido a cui appigliarsi come cane rabbioso ad ossa. Stato di apparente e barbara follia, a cui avvinghiarsi sentendo una fame da addentare, consci che nulla verrà strappato se non l’acre sapore della voracità.
Così, aggrappati proseguiamo in un full-length che fa delle proprie sorde urla l’icona di odio radicato. Sporchi e sudici di morte i Muert sono l’ideale punto di incontro tra Venom e Bathory prima maniera, con punti che sfiorano anche il concetto di death dei più vecchi Entombed. Sia chiaro, siamo sempre nel più nero black, ma talune atmosfere corrotte riportano anche alla mente i maestri svedesi.
Full-length che farà la gioia degli amanti delle band sopra citate e di chi va alla ricerca di qualcosa che incarni davvero uno psicotico caos.
Stefano “Thiess” Santamaria