Recensione: Year Long Disaster
Sottogenere: Stoner
Edito originariamente nel 2007, ma solo ora beneficiato da una distribuzione consona, arriva anche dalle nostre parti il debut album degli statunitensi Year Long Disaster, band innamorata del rock sudista e delle sonorità settantiane, messa in pista dal figlio d’arte Daniel Davies (il padre Dave, era membro dei Kinks), di concerto con Rich Mullins (ex Karma To Burn) e Brad Hargreaves (tutt’ora membro dei Thrid Eye Blind).
Facilmente inquadrabili nel genere musicale che fa di toni lisergici e cadenzati la propria essenza primaria, i tre losangelini propongono un percorso musicale che richiama nella propria interezza i temi cari ai seventies, sfruttando, sin dall’immagine di copertina (molto alla Grateful Dead), l’effetto stordente ed allucinato tipico dello stoner rock.
Chitarre un po’ “low tuned” ed un po’ slide, melodie chiuse e tutt’altro che solari, ritmi cantilenanti e distorsioni acide, fungono da filo conduttore all’interno delle tracce elaborate dal trio di musicisti, accostabili in certi frangenti ai Monster Magnet di Dave Wyndorf, immischiati in un losco menage con una versione stralunata di Led Zeppelin, Mc5 e Ten Years After, a cui va ad aggiungersi un che di Aerosmithiano pronto a zampillare di tanto in tanto.
Un calderone promettente e di un certo interesse, che tuttavia, non sempre riesce nell’intento di vincere una sensazione di staticità sin troppo manifesta, esplicata in brani talvolta “fangosi” e ristagnanti, dotati di una buona idea di base, ma poi costruiti su coordinate ripetitive e decisamente monotone.
È il caso, per citare qualche rapido esempio, di “It Ain’t Luck”, “Destination” e “The Fool And You”, episodi che, pur chiamando in causa l’accoppiata Page / Plant, non riescono a rivelarsi né carichi e trascinanti, né sinuosi ed agili, naufragando in un mare infinito di noia e grigiore.
Un peccato, perché l’inizio, riservato ad un buon brano, dal ritornello esplosivo e dirompente come “Per Qualche Dollaro In Più” – citazione del celebre “spaghetti western” di Sergio Leone – lasciava presagire esiti diversi, promettendo una serie molto meglio assortita di assalti stoner e visioni multiformi.
Certo, l’incedere ruvido di “Cold Killer”, i toni allucinogeni di “Sapphire” e la varietà di sensazioni della conclusiva “Swan On Black Lake”, sono elementi ben lontani dall’essere definiti cestinabili o sgradevoli, ma è in ogni caso troppo poco per promuovere senza riserve un progetto non del tutto sviluppato, con risvolti positivi e ben congeniati ma, al contempo, zavorrato da alcuni passaggi a vuoto, preponderanti e di notevole rilevanza, tali da far consigliare un ascolto al disco esclusivamente agli strenui sostenitori di melodie talora tanto ripetitive e monocordi.
Pollice alzato infine per la produzione, elemento tra i più azzeccati dell’intero disco grazie ad una sapiente ricerca di sfumature sonore ottime per indirizzare, senza possibilità d’errore, verso l’immaginario musicale a cui l’album e l’intera proposta dei Year Long Disaster fanno riferimento nella propria globalità.
Progetto riuscito solo in parte, rivedibile ma, in ogni caso, dotato di alcuni aspetti sicuramente interessanti ed indicati per gli adoratori di suoni un po’ diversi dal solito ed improntati al revival della grande epoca settantiana.
Basterà?
Tracklist:
01. Per Qualche Dollaro In Più
02. Leda Atomica
03. Cold Killer
04. Destination
05. The Fool And You
06. Sapphire
07. It Ain’t Luck
08. Let Me Down
09. Galea Aponeurotica
10. Swan On Black Lake
Line Up:
Daniel Davies – Chitarra / Voce
Richie Mullins – Basso
Brad Hargreaves – Batteria