Recensione: Yessongs

Di Abbadon - 6 Febbraio 2004 - 0:00
Yessongs
Band: Yes
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 1973
Nazione:
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91

Primo disco dal vivo per una delle più grandi prog rock band di tutti i tempi, “Yessongs” vede la luce nel 1973, registrato (se escludiamo due tracce estratte dal tour di “Fragile”) durante i concerti effettuati a supporto della milestone “Close to The Edge”. Questo doppio live vede una interessante novità a livello di lineup, in quanto, salvo le due tracce menzionate prima (per inciso sono “Perpetual Change” e “Long Distance Runaround/The Fish”), alla batteria non suona più Bill Bruford bensì Alan White, arrivato alla corte degli Yes dopo la dipartita dell’asso Bruford dalla band stessa (tra l’altro White avrà ampio modo di dimostrare quanto vale non solo qui, ma anche nei dischi successivi a questo prodotto). Sbrigata la piccola formalità descrittiva riguardante il cambio di drummer, torniamo a parlare di “Yessongs” dal punto di vista critico. Beh… in realtà non c’è molto da dire se non che ci troviamo davanti ad un lavoro maestoso (ben oltre le 2 ore di ascolto) e soprattutto decisamente molto bello (pochissimi i punti no). In questo doppio album abbiamo veramente una combinazione vastissima di emozioni e trame, che non danno mai cali di tono lungo le 13 songs rappresentanti quasi certamente il meglio dei primi Yes. Anderson e compagni pescano a piene mani dai loro migliori (al tempo) prodotti in studio, senza preferire particolarmente un disco all’altro ma ignorando i primi “Yes” e “Time and a Word”. Ecco che quindi ci viene riproposto per intero “Close to The Edge”, c’è una buona metà di “Fragile” e sono incluse anche grandi  porzioni di e “The Yes Album”. Il fatto poi che le canzoni non siano una semplice riproduzione delle versioni studio, ma vengano ampliate e abbellite (tranne forse Perpetual Change), è solo una ulteriore testimonianza della classe e dell’estro che questi 5 grandi musicisti hanno avuto e hanno tuttora. Segnalo in particolare le versioni quasi commoventi di “Mood for a Day” (che non differisce moltissimo dalla studio version a dire il vero, ma mi dà l’impressione di essere almeno due scalini sopra quanto a cuore messo nell’esecuzione del brano), “And You and I” e “Roundabout”, ma nel complesso ci troviamo davanti davvero all’esaltazione della musica. Si spazia da tratti estremamente frizzanti, che non mancano di coinvolgere un pubblico sempre più estasiato man mano che si procede con i minuti, a momenti di vera e propria solennità. Forse l’apice di questa solennità è paradossalmente l’intro al live, che documenta l’attimo prima che la band scenda sul palco. Il pathos è ottenuto grazie ad una riproduzione, arrangiata in modo splendido, di un estratto del pezzo di musica classica (chiedo venia sull’autore, non ricordo chi sia) “Firebird Suite”. Nonostante questo sia, come detto, l’apice del sacro, non mancano dei ritorni di fiamma verso il brio (vedere il micidiale uno due “Siberian Khatru” / “Heart of the Sunrise”, ma anche “Roundabout” e altre ancora), il tutto per un mix che altro non fa se non ipnotizzare i fans. C’è da dire che una cosa, parzialmente in negativo, cosa a cui tengo tantissimo nei live, ovvero che il rapporto vocale tra gli artisti e il pubblico. In questo lavoro tale aspetto non è, come dire, esagerato (anzi), però forse mai come in questo caso questo lato conta poco rispetto alla complessità dell’opera, che, nonostante appunto la scarsità del parlato, si rivela di un calore pazzesco, il che compensa pienamente la mancanza prima descritta. Il resto poi lo fanno la passione e la tecnica di 5 ragazzi pieni di talento, che mettono su uno spettacolo che riassumo in una sola parola : invidiabile.  Chiedo scusa se ho parlato poco di tecnica o cos’altro, basti dire che Anderson, Squire (degne di nota le sue backing vocals ma in alcuni tratti il basso non punge come dovrebbe), Wakeman, Howe (questi due secondo me i del quintetto nell’occasione) e White sono quasi perfetti (Bruford un pò di meno, vedi l’assolo su The fish abbastanza rivedibile), dimostrando di non essere solo delle macchine da studio, ma anche dei grandissimi intrattenitori. Mi sono dilungato anche troppo. Torno ad ascoltare “Yessongs”. Inammissibile non averlo per gli amanti del genere specifico e caldamente consigliato anche agli altri.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :

Cd 1
  1) Opening Excerpt From “Firebird Suite” 3:45
  2) Siberian Khatru 9:50
  3) Heart Of The Sunrise 11:26
  4) Perpetual Change 14:08
  5) And You And I 10:55
  6) Mood For A Day 3:52
  7) Excerpts From “The Six Wives Of Henry VIII” 3:52
  8) Roundabout 8:33

Cd 2
  9) I’ve Seen All Good People 7:00
 10) Long Distance Runaround/The Fish 13:45
 11) Close To The Edge 18:41
 12) Yours Is No Disgrace 14:21
 13) Starship Trooper 9:25

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