Recensione: You are here
Quando esce un nuovo disco di una band storica si è sempre timorosi di trovarsi di fronte ad un album “sicuramente inferiore agli storici dischi del passato”. Fortunatamente capitano le eccezioni e il nuovo disco degli UFO, “You are here”, ne è un caso esemplare. Innanzitutto degna di nota è la line up presente in questo album: Phil Mogg alla voce, Pete Way al basso, Paul Raymond alle tastiere, Jason Bonham alla batteria e Vinnie Moore alle chitarre. Già una formazione di questo genere basterebbe a stuzzicare la curiosità di ogni rocker, se poi aggiungiamo la nota della produzione affidata a Tommy Newton (Victory, Helloween), il disco stesso acquista uno splendore particolare.
Cominciamo dalla descrizione della copertina, dove su un suolo desertico alquanto desolante sembrano incontrarsi due ombre (una dai contorni maschili e l’altra femminili). Questa copertina esprime il senso, probabile, del titolo: un incontro, anonimo, tra due persone dopo chissà quanto tempo e in un luogo “spoglio”. Decisamente Suggestiva. Ma passiamo all’analisi del disco nello specifico dei brani ivi contenuti.
Si comincia con “When Daylight goes to town” e l’ascoltatore viene catturato da un riffing diretto, caldo e accattivante allo stesso tempo. La sezione ritmica è in perfetta sincronia con il lavoro chitarristico messo in piedi dal buon Vinnie Moore (che, molto opportunamente interviene con fraseggi solistici che elevano di tono il brano soprattutto in fase di chiusura) e le vocals di Mogg sono pulite e coinvolgenti al punto giusto. Ottimo inizio, dunque, che prepara l’ascoltatore ad una scossa adrenalinica con la successiva “Black Cold Coffee”. Questo brano gode di ritmiche leggermente più dinamiche e sostenute, sulle quali si stende un riffing efficace e potente. Molto ben costruito è poi il refrain principale, dove Mogg da sfoggio di tutto il suo “carisma vocale. Anche in questo caso l’assolo, che si innesta lungo le linee fondamentali della track, è d’ottima fattura. Già questi due brani potrebbero convincere abbastanza delle ancora inesaurite risorse creative degli UFO e una ulteriore riprova la si può avere all’ascolto della terza song, “The Wild One”. Riffs figli di un classico hard rock, “longevo” e duro a morire, tessono le trame di una song dall’incedere sempre dinamico ma quasi maestoso, merito del riffing elettrico, ma anche acustico di Moore che regala all’ascoltatore un assolo dai tratti melodici e davvero accattivanti. Si prosegue con “Give it up” e questa volta la band si cimenta in linee melodiche di facile presa, ma non meno prive di mordente. Convince in modo particolare il lavoro svolto qui in fase di arrangiamenti, veramente notevoli in quanto a gusto e ad una certa ricercatezza in fatto di suoni (ma in fondo è tutto il disco ad assestarsi su questi livelli). Come in un gioco di contrasto, invece, “Call Me” permette agli UFO di cimentarsi in un riffing quasi cupo e serrato, che poi trova sbocco in un refrain di più melodico approccio. Degna di nota è la prova , nuovamente, di Moore che dimostra in sede solista di inventiva e originalità (facendo largo uso, in alcuni stacchi, di effetti sonori molto suggestivi).
Con “Slipping Away” il combo concentra la propria attenzione su linee melodiche riflessive, in alcuni tratti leggermente intimiste, dando anche prova di versatilità nell’affrontare temi musicali non prettamente hard rock. Il risultato comunque non delude, tanta è la grazia in sede esecutiva di ogni strumentista. Ancora una volta sono atmosfere cupe ad interessare il sound della band che, con la successiva “The Spark that is us” , si cimenta in un riffing quasi sofferto. Le ritmiche si fanno cadenzate e sottolineano il lato oscuro e un po’ malinconico del combo e le vocals di Mogg sembrano calarsi bene in questo particolare affresco sonoro. L’ottava track, “Symphathy”, viene introdotta da un arpeggio morbido e suadente, dopo poco inasprito da un riffing più duro e da ritmiche pesanti e “pompate”. L’assolo si distingue anche in questo caso per bellezza e capacità di essere elemento catalizzatore della forza del riff portante. Il risultato è una song decisamente particolare, che sembra far tesoro della lezione del migliore hard rock settantiano. Riprende in parte questo discorso musicale la nona song, “Mr. Freeze”. Qui le ritmiche sono più dinamiche e danno modo al riffing di seguire uno sviluppo dove melodia e impatto sonoro si amalgamano molto bene. Il risultato è una song degna di particolare nota.
Il disco sta volgendo a termine e non manca di deliziare l’ascoltatore la terz’ultima “Jello Man”, brano dove la band si concentra su un riffing di grande impatto e dove Mogg sfoggia notevole grinta. Il buon Moore regala all’ascoltatore un assolo tecnico e melodico al punto giusto. Di tutt’altra sostanza è fatta l’unicesima song, “Baby Blue”, dove un pregevole arpeggio acustico domina nella fase d’apertura. Questa parte introduttiva si alternerà ad un’altra dove si aggiungono, alla base acustica, un corredo chitarristico più rockeggiante sostenuto dal buon drumming di Jason Bonnam. Non si può non dare atto agli UFO, in questi frangenti di una capacità di intessere trame melodiche romantiche di sicuro impatto. Chiude degnamente il disco la finale “Swallow”, pezzo costruito su atmosfere riflessive dove il riffing è brillante e le vocals di Mogg sono particolarmente suggestive e ispirate. Particolarmente interessante, inoltre, risulta il gioco di contrasto tra parti di più forte impatto alternati a momenti di rilassamento melodico, merito di un ben studiato lavoro in sede di arrangiamento.
In conclusione questo “You are here” è un disco fresco, accattivante che non deluderà i vecchi fan della storica band come non mancherà di conquistare nuove schiere di estimatori di un hard rock di gran classe ma pur sempre diretto e di forte impatto.
Tracklist:
1. Daylight Goes To Town
2. Black Cold Coffee
3. The Wild One
4. Give It Up
5. Call Me
6. Slipping Away
7. The Spark That Is Us
8. Sympathy
9. Mr. Freeze
10. Jelloman
11. Baby Blue
12. Swallow
Line UP:
Phil Mogg: Vocals
Pete Way: Bass
Paul Raymond: Keyboards
Jason Bonham: Drums / Backing vocals
Vinnie Moore: Guitars