Recensione: Zero Days Without Incident
Negli ultimi anni la parola ‘inclusività’ va fortissimo. Le nuove generazioni, a quanto pare, sembrano crescere con questo valore sin dalla più tenera età. Sembra però che ci si dimentichi un dato di fatto: tutti gli appassionati che negli ultimi 100 anni hanno ascoltato Blues, Rock e derivati, seguendone anche i relativi stili di vita, hanno già più o meno inconsapevolmente fatto parte di un mondo inclusivo. Volendoci avvicinare alle sottoculture più estreme nate nella grande famiglia del Rock, in particolare alle correnti ‘battezzate’ Punk e Metal, notiamo senza alcuna fatica come ci sia sempre stato spazio per tutti, a prescindere da inezie come il colore della pelle, la provenienza geografica, le posizioni politiche, il sesso e chi più ne ha più ne metta. Puoi venire da Marte o dalle profondità degli oceani di Encelado, noto satellite di Giove che pare essere ricco di acqua salata: se possiedi una mano o un qualunque arto in grado di assumere la forma delle corna, o se semplicemente hai una o più parti del corpo simili a spalle che puoi utilizzare per pogare, sei il benvenuto. Per dirla in altra maniera: non importa, alla fine dei conti, come ci si presenta in pubblico. In ambito Metal e Punk/Hardcore non è nemmeno fondamentale essere diciannovenni, tatuati dalla testa ai piedi o indossare per forza magliette sanguinolente decorate con teschi e frattaglie: la Musica appartiene a tutti coloro che hanno nel cuore valori come indipendenza, libertà, voglia di vivere e divertirsi.
Le immagini dei Diuretic, band Grindcore americana originaria di Philadelphia, riassumono visivamente in pochi scatti l’introduzione a questa recensione. Il quartetto è composto da persone di età diverse che potrebbero benissimo uscire in ciabatte da casa loro per andare a suonare, il tutto rispettando con precisione le tanto strombazzate ‘quote rosa’ che, manco a dirlo, ultimamente sembrano addirittura essere un po’ passate di moda. La musica prodotta dai Diuretic si adatta incredibilmente bene all’immagine scanzonata con cui la band si presenta nelle foto e nei videoclip rintracciabili in rete. Si parla di un Grindcore senza dubbio debitore dei primi Napalm Death, tanto per fare uno tra gli esempi più rinomati; il gruppo li ricorda molto da vicino tanto nella furia quanto nella breve durata dei brani. Le dieci canzoni di “Zero Days Without Incident”, ultimo mini-album della band oggetto di questo fugace articolo, si dipanano per poco più di 10 minuti: un minutaggio così ristretto rappresenterà una ben minima perdita di tempo per tutti coloro che vorranno dare una possibilità ai Diuretic. L’isterico e terrificante scream della cantante Alyssa recita testi a pochi passi dal demenziale, in cui si narra dei pericoli dei forni a microonde pieni di metallo, di incidenti col muletto e, in generale, si denuncia con amara ironia la mancanza di sicurezza nei posti di lavoro.
Quest’argomento inusuale e stimolante rappresenta la principale coordinata tematica affrontata dai testi. Il tema sembra essere stato affrontato almeno un’altra volta nei precedenti lavori della band. Il brano “Injury Marathon”, infatti, è presente sia in “Zero Days Without Incident” che nel primo demo del gruppo, pubblicato nel 2021. Per amor di cronaca segnalo che “Zero Days Without Incident” è la quarta uscita discografica dei Diuretic: il primo demo e l’ultimo disco sono separati dal mini-album “Matryrfucker” e dall’interessante disco live “10/21/23 Live at Ukrainian Club, Philadelphia PA”. Il disco dal vivo trova la sua ragion d’essere nella tracklist, che tutto sommato può benissimo definirsi una raccolta di greatest hits. Con pochi centesimi gli interessati possono portarsi a casa una manciata di brani pescati da tutti i lavori finora pubblicati dal gruppo, oltretutto riprodotti con una qualità audio che non presenta poi molte differenze rispetto a quella ottenuta nello studio di registrazione.
“Zero Days Without Incident”, da questo punto di vista, non delude: la produzione rimane ammantata da quella patina lo-fi che tutti i cultori di musica estrema Underground si aspettano di trovare in un disco come questo. L’esperienza da parte dei musicisti coinvolti, inoltre, c’è e si sente. Oltre ai convincenti riff del chitarrista Chips possiamo ammirare lo stile diretto, asciutto e senza fronzoli del batterista Pete, accompagnato nella sezione ritmica dalla bassista Rose O’Malley, conosciuta al di fuori dell’ambito Grindcore nella veste di chitarrista per la cantante Elettro/Bubblegum Pop Sir Babygirl. Intendiamoci: sia detto con tutto il rispetto possibile ma non abbiamo tra le mani il nuovo “Scum” dei succitati Napalm Death. Ciò detto, “Zero Days Without Incident” scorre con piacevolezza e riesce a raggiungere con serenità un’ampia e ben meritata sufficienza. Questa posizione è pronta ad evolversi e a salire nel campo delle alte votazioni di TrueMetal.it se in un futuro che spero essere prossimo i componenti del gruppo decideranno di fare le cose un po’ più in grande, cercando di non trattare la loro creatura solo come un divertente hobby e tentando di pubblicare un album più corposo e compiuto, potenziando a dovere una formula che a conti fatti pare funzionare. Io, nel mio piccolo, rimarrò sintonizzato sui canali del gruppo con vivo interesse e invito i Lettori arrivati sino a qui a fare altrettanto: i Diuretic hanno tutte le potenzialità per riuscire a combinarne delle belle. Buon ascolto!
I Diuretic su Instagram: https://www.instagram.com/diureticthebandthatilove/