Recensione: Zero Hour Is Now
I meneghini Black Phantom assaltano nuovamente il mercato discografico, sempre con la complicità della Punishment 18 Records, registrando il loro secondo album, dal titolo ‘Zero Hour is Now’ e rendendolo disponibile dal 20 marzo 2020.
Rispetto all’esordio la band è pressoché invariata, con il drummer Ivan Carsenzuola che ha sostituito il fondatore Andrea Garavaglia subito dopo la pubblicazione del primo album ‘Betten Beware!’ del 2017.
Con ‘Zero Hour is Now’ la band prosegue la sua strada, lasciandosi ispirare dai lavori della NWOBHM, in particolare da chi ha cavalcato tale movimento tenendo ancor oggi la sua spada sguainata e ben salda in pugno: nome ‘Iron’, cognome ‘Maiden’.
Per cui un sound scuro, aggressivo e trascinante, con linee di basso sfrenate e pirotecniche (manco a dirlo … però ci piacciono), una voce potente, versatile ed altamente interpretativa, chitarre che tessono melodie incisive e con la giusta andatura incalzante ed una batteria precisa come un cecchino.
Un sound che non porta novità, perché non servono. I Black Phantom, con ‘Zero Hour is Now’ dimostrano che il ‘buon vecchio’ metal ha ancora parecchio da dire, nonostante tutti i suoi anni.
Lo sancisce l’ottima ‘Redemption’, trascinante, con il refrain che impone di stare sotto il palco, uno dei posti dove ci si sente più vivi, con un interludio in tempo medio iperclassico di grande entusiasmo.
Lo riconferma l’esplosiva ‘Hordes of Destruction’, epica cavalcata a briglia sciolta, con le chitarre di Luca e Roberto che fendono l’aria rendendola incandescente e con Manuel che dà un’ottima prova della sua voce.
‘Schattenjäger’ (cacciatore d’ombre) trasuda un’anima irriverente, con il suo andamento Rock ‘N’ Roll ed il basso che uccide.
E poi si arriva a ‘The Road’, quasi otto minuti di maturità compositiva … una lenta ed inarrestabile avanzata in tempo medio, nera e potente, carica di phatos con un assolo da brivido ed un interludio esplosivo. Un brano che sarebbe emerso anche nei gloriosi anni ’80.
Passando per l’energica ‘Aboard The Rattling Ark’, dove il basso di Andrea massacra le tempie e Manuel mette nuovamente in mostra le sue capacità, si arriva a ‘Either You Or Me’, una semi ballad (… ma proprio ‘semi’ eh!) potente e nostalgica, carica di scure emozioni.
‘Begone!’ è imperativa quanto il punto esclamativo nel suo titolo, con un tiro pestato e massiccio, mentre la forza di ‘Hands of Time’ inchioda al muro con il suo ritmo veloce, dinamico, genuinamente Heavy Metal.
Chiude la versione di ‘Schattenjäger’ cantata in tedesco.
‘Zero Hour is Now’ è indubbiamente buono. Certo, l’anima di Edward T.H. ha girato parecchio per gli studi di registrazione ed un po’ più di personalità nel prossimo lavoro a parere di chi scrive ci vuole. Per ora comunque il giudizio è più che positivo ed auguriamo ai Black Phantom una densa attività live. Bravi!!