Recensione: Zero One

Di Nicola Furlan - 9 Settembre 2012 - 0:00
Zero One
Band: Dreadlink
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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72

Oggigiorno il termine ‘modern thrash’ è (troppo) spesso usato in modo improprio. Spesso, quando s’ha per le mani una proposta che proponga un qualche aggressivo spunto melodico piuttosto che un’ovattata e compressa accozzaglia di suoni dal retrogusto post-thrash, si tende ad accomunare sotto il concetto di ‘moderno’ un qualcosa che di moderno non ha nulla. Certo, sono in parecchi a portarsi dietro le brillanti ispirazioni di alcune band metalcore, così come altri hanno saputo ben leggere dietro le righe di alcune importanti spunti nu-metal, piuttosto che del moderno thrash-groove. Siamo, a tutti gli effetti, in un momento storico particolare per questo movimento artistico da semrpe così idealismo ed endemico. Da una parte s’è riscoperto il gusto dell’old-shool (…da troppi confuso con la Filosofia -passatemi la F maiuscola- della old-shool!), da un’altra è veramente sentito il bisogno di dar vita a un qualcosa di nuovo.
Se c’è una band che al momento ha forse imboccato la strada giusta …beh, questi sono i tedeschi Dreadlink che, sebbene non abbiano ancora per le mani un prodotto esclusivo (“Zero One” è il loro debutto discografico), hanno saputo centrare alcuni importanti bersagli.
La loro miscela di groove metal, sludge e post-thrash, senza che vengano lasciate da parte le sfumature melodiche, è deflagrante al punto giusto, fornisce cioé quell’impatto efficace che coinvolge e lascia un eco distorto assai piacevole nell’aria circostante l’impianto audio.
Non un thrash metal ordinario quindi, ma un collage di vari generi, sapientemente interrelazionati fra loro così da crear un songwiritng coerente e in grado di definire i contorni di una personalità non comune, sebbene ancora un po’ acerba e, a tratti, impulsiva. Però, non si tratta di un approccio adolescenziale, quanto più di una maturazione ancora non pienamente raggiunta, ma che sta là, dietro l’angolo.
Tutto torna pure quando si tratta dei testi. La band canta la rabbia e l’asfissia a cui è soggetto l’essere umano moderno, qualunque esso sia. Le urla volgono verso una società sempre più fredda e impietosa, spietata perché gestita da gente interessata al solo denaro, al potere che porta alla sentenza per profitto immediato. Chi è dentro è dentro, chi è fuori è morto. Il singolo urla soffocato e dentro di sé non attende altro che il momento di reagire. Anche sotto questo punto di vista il cantante, Raphael Adamek, sebbene spesso ispirato da un certo Phil Anselmo (Down, Pantera, Razor White), fa scorrere con grande animo tutta la rabbia che ne rappresenta lo stile canoro, veemente e oscuro.
La produzione, azzeccatissima, conferisce profondità al suono (orchestrazioni sulla splendida ‘Revolt’ comprese) che appare adatto alle strutture ritmiche più rallentate e cadenzate dell’aspetto compositivo. Il tutto è ben bilanciato pure quando si tratta di slanciare gli alti che danno respiro ad alcuni brani che, altresì, avrebbero suonato troppo cupi per quello che è l’obiettivo di questo debutto, ovvero quello di tenere alta l’adrenalina dell’ascoltatore. Ottimo quindi pure il lavoro svolto da Ralf Müller dei Rape Of Harmonies Studio di Triptis, in Germania.
Direi che ci siamo. I Dreadlink hanno idee e i mezzi per metterle in pratico. Se l’intenzione che avete è quella di ficcare nella vistra Cd-grafia “Zero One” , allora di certo potrete affermare che un qualcosa di originale ora sta là, fra i vari masterpiece che avete sempre adorato. Credeteci, questo esordio non sarà un capoalvoro, ma alla pari non sfigurerà di certo.

Nicola Furlan

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Tracce:
01. Soulburn Industries 4:27
02. Fist vs. Face 3:50
03. New Era 4:26
04. Haterpillar 4:35
05. Reinforced Concrete 4:09
06. Revolt 6:08
07. Wall 3:52
08. Seven 4:05
09. Red Soil 3:54
10. Godforsaken 4:28

Durata totale: 45 minuti ca.

Formazione:
Raphael Adamek: Voce
Sascha Brüggert: Chitarra ritmica
Jannes Carstens-Behrens: Chitarra solista
Timo Herrmann: Basso
Klas Mossakowski: Batteria

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