Recensione: Zero To Rage
Gli Stormzone sono una band nata nel 2004 e arrivata oggi al terzo disco in studio. In realtà, dietro quello che sembra essere un gruppo piuttosto nuovo e giovane, si nascondono nomi che appartengono al circuito dell’heavy metal già da diverso tempo. Stiamo parlando di David Bates e John Arbinson, ex membri degli storici Sweet Savage, alfieri della NWOBHM nei primi anni ’80. Con un curriculum di questo tipo certo è lecito aspettarsi qualcosa di ottimo o quantomeno ben fatto.
L’analisi delle 12 canzoni che compongono l’album in questione porta a constatare che esse si assestano su una durata media di circa 6 minuti ciascuna, il che rende l’intero lavoro abbastanza ostico da mandar giù. Il motivo di tale considerazione è da ricercarsi nella formula compositiva della band, la quale predilige un approccio al riff molto basilare con sporadiche variazioni, nonché una struttura che rispecchia i canoni standard dell’heavy metal più tradizionale.
Cori da stadio, chitarre pesanti, sezione ritmica quadrata sono gli elementi che è possibile trovare all’interno di una qualsiasi canzone di Zero To Rage, in particolare nell’opener Where We Belong piuttosto che in Hail The Brave o Uprising. Con tali esempi è facile comprendere come il lavoro degli Stormzone sarà certamente apprezzato da coloro i quali non pretendono nemmeno un granello di novità all’interno di un’uscita discografica nuova. D’altro canto, invece, chi apprezza la varietà stilistica e vuole evitare la ripetitività per schivare l’attacco del demone chiamato noia, potrebbe trovare qualche difficoltà a far salire nella scala del proprio gradimento il qui presente album.
Tornando ai brani, la conclusiva Chuculainn’s Story e Empire Of Fear vanno segnalate come migliori episodi del lotto, forti di un incedere più urgente e veloce che dona un tocco di freschezza al tutto e un pizzico di pesantezza thrash che non guasta. Il resto dei pezzi si adagia su territori fin troppo standard, tali addirittura da rendere pericolosamente monocorde l’ascolto del disco.
Analizzando, oltre ai singoli brani, l’intero lavoro di produzione e arrangiamento, si può facilmente notare come ciò che prevale sul resto sono le chitarre e la voce, lasciando un ruolo piuttosto marginale alla sezione ritmica. Ciò appiattisce non di poco il tutto e sfocia in un susseguirsi di soluzioni molto scontate sia per ciò che concerne il basso che per la batteria, entrambi troppo impegnati a seguire il lavoro delle chitarre per poter dare spunti propri degni di nota.
Alla fine dell’ascolto di Zero To Rage si può concludere che l’opera degli Stormzone non sia affatto malvagia, ma che necessiti comunque di essere affinata per poter evitare quei passaggi a vuoto riscontrati lungo tutta la durata del disco. Le soluzioni, potenzialmente, sarebbero due: diminuire la lunghezza media dei singoli brani e appoggiarsi a una sezione ritmica più dinamica e fantasiosa. Con questi accorgimenti, il futuro del quintetto potrebbe prospettarsi radioso, ma ora come ora il tutto ricade nel limbo del “vorrei, ma non posso”.
Andrea Rodella
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Tracklist:
1 – Where We Belong
2 – Zero To Rage
3 – Jester’s Laughter
4 – This Is Our Victory
5 – Fear Hotel
6 – Hail The Brave
7 – Uprising
8 – Last Man Fighting
9 – Empire Of Fear
10 – Monsters
11 – Voice Inside My Head
12 – Cuchulainn’s Story
Lineup:
John Harbinson – Vocals
Steve Moore – Guitar
Andrew Baxter – Guitar
Graham McNulty – Bass & Backing Vocals
David Bates – Drums