Recensione: Zombie Attack
Album d’esordio datato 1986, Zombie Attack è l’inizio della carriera fin troppo ombrosa e sottovalutata dei tedeschi Tankard. Fondata dal leggendario Gerre appena quindicenne, la band crebbe sospinta da muse ispiratrici come Kill’em All e Bonded By Blood, e non c’è quindi da stupirsi se ancora oggi, a distanza di due decenni, i Tankard sono fautori di un tharsh grezzo senza compromessi e dall’inconfondibile matrice alcolica.
Il gruppo mosse i primi passi nel panorama undergound di Francoforte agli inizi degli anni ‘80, facendosi le ossa con il nome prima di Vortex, poi di Avenger. Giunti all’odierno monicker e con due demo alle spalle (Heavy Metal Vanguard e Alcoholic Metal) i Tankard riuscirono a pubblicare il primo album della loro carriera: questo.
La formazione in questione è ancora a due chitarre (e lo sarà fino a Two Faced, del 1994): ad accompagnare il buon vecchio Andreas `Gerre` Geremia troviamo infatti Axel Katzmann e Andy Bulgaropulos alle chitarre, Oliver Werner alla batteria e Frank Thorwarth al basso.
È sinceramente inutile mettersi ad analizzare e a percorrere traccia per traccia questo lavoro. Non ci sono composizioni che lasceranno solchi indelebili nella storia del metal, non ci sono intuizioni che ne cambieranno il futuro e tantomeno un filo logico che unisca i brani come in un concept. Questo album è un concentrato di puro, violento e graffiante thrash metal nella sua forma più aggressiva e primitiva: riffs veloci dall’impatto immediato, ugola screanzata, assoli piuttosto limitati e variazioni sul tema pressoché inesistenti. Caratteristiche, queste, che comunque non impediscono a Zombie Attack di essere dimora per molti dei classici che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare i Tankard e le loro esibizioni dal vivo in venti lunghi anni di carriera. Ci sono infatti pezzi come Maniac Forces, Mercenary, Alcohol e Thrash Till Death che rivestono ruoli da protagonisti nella storia live della band. Tutti brani con la stessa ricetta, ma forti di un buon tiro e una grande carica, doti che li rendono spettacolari e perfetti per il palco.
Vale la pena di spendere qualche parola nello specifico per la title track Zombie Attack, forte del suo semplice riff e del ritornello selvaggio, e per la sgraziata e accattivante Poison. Impossibile dimenticare infine l’inno alcolico (Empty) Tankard, ovvero quello che è probabilmente la composizione più celebre e acclamata del combo di Francoforte. Rito conclusivo che da sempre giunge puntuale a epilogo di ogni esibizione della band. (Empty) Tankard nasce a ritmo di marcetta per poi detonare nel riff esaltante e veloce che guida la canzone fino al finale in cui troviamo un coro tremendamente alcolico recitare, ancora una volta a tempo di marcetta, “we wanna drink so… whisky! we wanna drink so… beer!”.
Zombie Attack si presenta al vostro cospetto genuino, pregno di una notevole dose di goliardia e senza grosse pretese se non quella di essere ascoltato brindando con gli amici, meglio se con un paio di birre già in circolo e i capelli slegati pronti all’headbanging. Sicuramente uno dei migliori album della band in questione, questo è un disco che rappresenta i Tankard in maniera ottimale, diventando un prezioso cimelio meritevole di comparire nelle discografie di tutti gli amanti del thrash più grezzo e tipicamente ottantantiano. Zombie Attack è inoltre un eccellente punto di partenza per chi volesse soltanto conoscere la band.
A tutti gli altri invece l’album è fortemente sconsigliato perchè potrebbe, e probabilmente sarà così, risultare noioso e nel peggiore dei casi stomacante. Se adorate virtuosismi, innate doti di composizione e testi profondi… tenetevi assolutamente il più possibile alla larga da questo lavoro, potreste correre il rischio di restare schifati davanti a manifestazioni musicali di tale levatura.
Tracklist:
01. Zombie Attack
02. Acid Death
03. Mercenary
04. Maniac Forces
05. Alcohol
06. (Empty) Tankard
07. Thrash Till Death
08. Chains
09. Poison
10. Screamin’ Victims
Alessandro “Zac” Zaccarini