Recensione: Zora [Reissue]
Nella storia del progressive rock italiano, la figura di Antonio Bartoccetti, oltre ad essere legata irrimediabilmente alle radici della scena tricolore, rappresenta anche a tutti gli effetti uno dei massimi esponenti della frangia più oscura del genere. Un nome legato soprattutto alle produzioni targate Jacula e Antonius Rex, progetti di un certo valore storico e, come da copione, avvolti anche da un alone di mistero, con i quali Bartoccetti ha sempre preferito concentrarsi sulle produzioni in studio, tralasciando quasi del tutto i live show. Dischi che, grazie al gran lavoro di reissue ad opera dell’attivissima Black Widow Records, tornano ad essere disponibili sul mercato in una veste rinnovata dal packaging cartonato e, per il resto, comunque fedeli alle opere originali uscite negli anni ’70.
Zora è forse uno, se non addirittura l’unico, dei capitoli della discografia targata Antonius Rex che ha ricevuto e continua tutt’ora a ricevere i pareri più contrastanti: un capolavoro, per alcuni, un disco poco maturo ed anche abbastanza brutto per altri ancora, e fra questi ultimi è compreso anche lo stesso Bartoccetti, il quale, come da sua ammissione, non è mai stato pienamente soddisfatto del lavoro in questione. La verità sta proprio, quasi in modo scontato, nel mezzo: se è vero che, da una parte, i brani contenuti all’interno del disco mirano soprattutto a piazzare le basi per quello che sarà il futuro dell’artista italiano, dall’altra invece è quasi impossibile negare che la qualità delle composizioni contenute all’interno del disco sia effettivamente di un livello qualitativo molto alto, rapportando comunque il tutto alle precedenti release degli Jacula e alle tipiche produzioni di progressive italiano degli anni (siamo nel 1977) dalle quali, indubbiamente, il progetto Antonius Rex tentava in qualche modo di distaccarsi.
A rappresentare le composizioni di Zora è quel mood oscuro, che potremmo definire anche esoterico, che stava alle basi delle composizioni dei già citati Jacula, dai quali però riprende sì le atmosfere, ma aggiunge anche una forte impronta più rock-oriented atta rendere i brani un tantino più diretti e facilmente assimilabili. Si discosta un po’ dal resto delle tracce solo l’opener The Gnome, pezzo già presente nella seconda edizione del 1978 (uscita un anno dopo la release ufficiale) e devoto al prog rock settantiano, dove la voce di Bartoccetti (che canta in un inglese non poi così perfetto) si regge a dovere sugli inserti di synth ad opera di Doris Norton. I quattro pezzi successivi, come già detto, lasciano ampio spazio ad un’atmosfera da rituale a tratti anche inquietante, soprattutto nel recitato iniziale di Necromancer e nei cori da messa nera di Spiritualist Seance. Il tutto viene comunque “ammorbidito” da lunghe parti strumentali che mettono ampiamente in risalto l’anima più rock del gruppo, come nel caso del finale della stessa title-track e della strumentale Monastery (quest’ultima inedita e aggiunta in qualità di bonus track), oppure in Morte Al Potere, brano che è sicuramente fra gli highlight del disco, dove a mettersi in primo piano sono la voce suadente e le tastiere di Doris.
Un disco sicuramente da (ri)scoprire, quindi, e che non può che far felici soprattutto i collezionisti, i quali troveranno in questa nuova edizione di Zora la copertina originale della prima stampa (datata 1977) più le varie aggiunte (come l’opener The Gnome) presenti nelle release successive alla prima. Una versione che potremmo anche considerare come definitiva, grazie soprattutto al sempre ottimo lavoro di reissue della nostrana Black Widow Records, e che non potrà di certo mancare nella collezione degli amanti del prog rock settantiano devoto alle atmosfere più lugubri ed evocative.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 The Gnome
02 Necromancer
03 Spiritualist Seance
04 Zora
05 Morte Al Potere
06 Monastery
Line Up:
Antonio Bartoccetti: vocals, guitars
Doris Norton: keyboards, vocals
Albert Goodman: drums