Recensione: Zwischen Asgard und Midgard
Era il 2004 quando sulle pagine di TrueMetal arrivava Ahnenthron, immatura prima concezione dei tedeschi Thrudvangar. Oggi, tre anni e qualcosina più tardi, si parla del terzo capitolo della carriera della band tedesca, dal titolo ‘Zwischen Asgard und Midgard’ e dalla copertina inequivocabile, che spalanca e palesa il contenuto di un disco di cui è discreta incarnazione visiva.
Un nuovo lavoro che ci presenta 8 tracce d’ispirazione comune, che non soprendono e non si distaccano quasi per nulla dal pagan metal del precedente Walhall: ancora i primissimi Thyrfing a fare da muse ispiratrici per questa band che rimane fedele alla lingua tedesca e alle simboogie pagane più classiche del metal europeo. Forse fin troppo fedele, visto che testi e trame narrative appaiono di una certa banalità.
Un disco lineare, quasi in salita visto che proprio le finali Siegvater e Frostland sembrano essere i due momenti nel complesso meglio costruiti e interessanti. Passaggi leggermente più maturi e accelerazioni dettati da riff monocorda che richiama lo stile scandinavo per l’annuire soddisfatto di chi è piacevolmente colpito dalla canonicità più che dall’avanscoperta. Un viking metal essenziale, con voce in scream e growl, dove la melodia gioca sì parti importanti ma si limita a pochissime linee, lasciando ben intravedere sotto la propria pelle l’ossatura fredda e scura del black metal.
Un disegno d’insieme semplice e architettato nel nome del classico, con tutti i dovuti passaggi più epicheggianti ad abbellire i muri gelidi e quadrati. Uno sguardo profondo alla seconda metà degli anni ’90, quando la prima generazione cresciuta a pane, Bathory ed Enslaved usciva dall’adolescenza e figliava creature che poi sarebbero diventate punti di riferimento per il futuro. Un tocco appena accennato degli Amon Amarth di Versus the World e quelle tastiere sintetiche e est-europee che abbondano in gruppi come Hin Onde (vedi Zwei Raben o la battagliera Heimwärts) chiudono il circolo e rendono le sonorità del disco più attuali.
Un album per chi è già ben cosciente della fauna che popola il pagan metal, che conosce i sentieri musicali e non battuti da questo combo tedesco. Non certamente un album da consigliare ai neofiti, ma un ascolto di passaggio che potrebbe appagare chi ama il ramo tedesco ed est-europeo del genere.
Tracklist:
01. Thor
02. Bärenpelz Und Wolfsmantel
03. Heimwärts
04. Runenstein
05. Midsommernacht
06. Zwei Raben
07. Siegvater
08. Frostland