Recensione: 蘇醒 II: Frailty
Dal panorama metal cinese arrivano i prog metallers Ou (pronunciato: “O”), che debuttarono nel 2022 con il grezzo “One”. Quest’anno è la volta di “蘇醒 II: Frailty“, il nuovo album, essenzialmente una curiosa fusione tra metal moderno, sperimentalismi elettronici e voce femminile. Quella che vi apprestate a leggere è la nostra opinione.
Una contestualizzazione
Co-prodotto e mixato da Devin Townsend – tra l’altro ospite in una traccia dell’opera – “Frailty” si snoda in nove brani di media-breve durata tra una proporzione variabile di sonorità perlopiù djent ed abbondanti melodie algide ed eteree. In tal senso, le acute ma solide linee vocali disegnate da Lynn Wu, contribuiscono parecchio a tali sensazioni, qualunque stile – pulito oppure urlato- adottino. Il cantato in cinese conferisce altresì un animo genuino ed esotico ai brani. Ne risulta un qualcosa definibile come una sorta di mix tra il già citato Devin Townsend ed i Curved Air, con un tocco dream-pop.
La recensione di “蘇醒 II: Frailty”
In questi 42 minuti circa siamo avvolti in un mondo complesso, dall’ascolto non facile eppure in qualche modo ipnotico. In tal senso, certi frammenti dei brani ritornano in mente come un tormentone che elude il personale indice di gradimento di uno specifico brano.
Al di là di questo, per chi scrive sono “Ocean” e “yyds” i pezzi migliori del disco.Il primo denota un grande equilibrio tra le varie parti ed è quello emotivamente più intenso.”Yyds” -pezzo fondamentalmente strumentale- conquista invece con la sua progressione riflessiva, trasognata ma granitica e quasi epica nell’incedere.
Molto validi sono altri brani dalla predominante componente metal, come la title-track e “Purge” con ospite Devin Townsend ma anche “Spirit Broken”. La prima intriga con la sezione prog alquanto regolare, mentre “Purge” attira con il suo animo oppressivo ed inquietante, tuttavia c’é di più. Devin e Lynn giocano su un dualismo vocale assai d’effetto, in cui si sovrappongono fino a fondersi in una spinta liberatoria. La disperazione di “Spirit Broken”appare invece rassegnata, tuttavia con un cuore reattivo di fondo.
Tra i punti deboli del disco, meno convincenti nella scrittura, spicca “Capture and Elongate (Serenity)” seppur abbia dei punti interessanti nelle esplosioni vocali e relativa deflagrazione sonora. Il brano “Recall” può ricordare nel suo incedere tribale i Japan di “Methods of dance“, risultando però abbastanza monotono nelle ritmiche.
Conclusione
Con “Frailty” gli Ou propongono un album essenzialmente valido nel suo genere, tuttavia non per tutti. E’ comunque innegabile una certa solidità di fondo negli intenti, un’originalità non indifferente, anche per l’utilizzo della voce femminile e di una lingua che non sia il solito inglese. Si intravedono ulteriori potenzialità di crescita. La produzione si può definire ottima e lascia trasparire in modo adeguato le varie soluzioni stilistiche. Un’opera da ascoltare per i metallari amanti delle sonorità curiose e fuori dagli schemi.
Elisa “SoulMusteries” Tonini